11 dicembre 2007

Per me. Solo per me.

A te, che non ci sei più.
A te, che mi guardi. Da lassù.
Un altro anno è passato, ma il dolore è lo stesso, nel cuore.
Io sono qui (credo).. e tu dove sei?
Mi manchi.

Ho il terrore della morte. Lo ammetto.
Ci sono giorni che non penso ad altro. Ho una paura terribile di restare solo. Solo io. Io e basta. E io, senza nessuno che mi vuole bene, non mi basto. Tutti quelli che mi conoscono sono convinti che io sia una persona solitaria. A scuola non parlo quasi con nessuno e non appena suona la campana
esco il più velocemente possibile e vado a casa, così, senza salutare nessuno, senza voltarmi indietro. A volte conto i passi che mi separano da casa. L’ultima volta erano 2137, senza contare gli scalini. Ecco, quelli non li conto mai. Non appena arrivo al portone principale smetto di pensare ai passi, suono il campanello e aspetto. Adoro quell’attesa. Sono quei pochi secondi prima di sentire una voce calda e familiare dire: “chi è?” E’ stupendo. Io non rispondo mai, non dico mai niente. Resto zitto, fermo, in estasi. Come la prima volta che ho visto babbo natale scendere dal camino. Mi sembrava una magia.
Quando il portone si apre arriva il più bello. Io salgo gli scalini, i primi quasi correndo, poi sempre più lentamente, finchè, piano piano, sento le voci sempre più vicine. Sono le voci dei miei genitori. Le voci delle casa. Io credo che la mia casa sia viva. Parla, e man mano che mi avvicino cerco di essere il più silenzioso possibile per non perdermi nemmeno una sillaba di quello che dice. E’ bello. Credo che la mia casa sia per me la migliore amica. Non appena la porta si apre mi sento felice. Spesso c’è la mamma lì, sulla soglia ad attendermi; io la saluto appena e scappo via, nel mio RifugioSuperSegreto. E’ proprio lì che penso alla morte. Da quando è morto il nonno ho anche iniziato a scrivere. Un mese prima che si ammalasse era il mio compleanno e lui mi aveva regalato un diario bellissimo. C’è una dedica dentro. Per me. Solo per me. C’è scritto:
scrivi tutto, per essere immortale. Scrivi tutto per non perdere niente. Scrivi tutto… che io lo leggerò
.

Questa dedica l’ho letta migliaia di volte da quando se n’è andato. Ogni giorno scrivo qualcosa per lui. All’inizio sognavo che mi rispondesse. Chessò, bastava un minimo segno. Ma non è mai venuto. Però ho continuato a scrivere. Mi sembrava che fosse con me. Da allora parlo poco e scrivo tanto. Parlare è così inutile…in fondo posso scrivere anche a chi non c’è più.

E così penso alla morte. Ci penso tanto. Faccio congetture su possibili aldilà, su paradiso e inferno. Spesso immagino la morte degli altri. Delle persone a cui voglio bene e piango, piango tanto. Piango quando penso che resterò solo. Ciò che mi fa più paura è il non sentire più le voci, quel “chi è?” di mia madre quando suono il campanello. Temo la mia casa muta e piena di lacrime, le mie.

E invece no.

Credo di avere tanto tempo. Sono convinto di vedere la morte posata sopra gli altri e mi sbaglio.

La morte è accanto a me e io non posso dire niente. Sento la sua mano gelida, accanto al mio cuore e io non posso muovermi.

Oggi (o forse ieri? un anno fa? quando è successo?) avevo tanta voglia di tornare a casa, di sentire il “chi è?” e andare nel mio Rifugio. Però non so come, forse ero distratto contando i passi o non ho guardato prima di attraversare la strada. Io onestamente non mi ricordo niente. Ciò che so è che non posso parlare. Ho qualcosa in gola e vedo un soffitto bianco. Sono solo, senza nessuna voce amica. Senza la mia casa e il mio diario. Gli altri però sono vivi da qualche parte. Io vorrei tanto sentire le loro voci e potergli dire per una volta che gli voglio tanto bene. Vorrei dirgli del mio diario e del RifugioSuperSegreto che non troveranno mai. Ora mi sento molto stanco. Qua da qualche secondo c’è un rumore così assordante che mi sembra l’antitaccheggio del supermercato, ma sono in un ospedale e l’unica merce in vendita è la mia vita. Ora non vedo più niente, il rumore è così forte e io mi sento solo, terribilmente solo.

Vorrei chiamare la mia mamma, ma accanto a me c’è solo la morte. Per me. Solo per me.

22 novembre 2007

io sono... leggera, molto leggera.

"-Gli uomini muoiono nel peggior momento della loro vita?,
o è la morte il peggior momento della loro vita?
-Il mistero della vita e della morte nessuno mai seppe svelare. Noi sappiamo soltanto che nessuno vorrebbe morire. La morte è quel momento nel quale gli uomini aspirano di più a vivere. E' la grande porta della vita, ma giunti ad essa rimangono abbruciati dal calore. Se uno di questi potesse destarsi vi direbbe che sia la vita e il suo mistero. E forse chiederebbe a voi che sia il mistero della morte."
Aldo Palazzeschi "Il codice di Perelà"

-chi sei?
-sono una castagna.
-una castagna? ma... sei grande, ti fanno arrosto?
-spero di no. Io vorrei stare in una tasca.
-in tasca? senti signora castagna io ti do un consiglio... la vedi quella porta rossa là in fondo? bussa 42 volte. Ti aprirà Oidda, la strega, e ti trasformerà in una persona.
-io sono castagna. E' sempre stato il mio sogno essere così.
-perchè?
-beh. per stare in una tasca.
-in tasca?
-siamo tanto leggeri, in tasca.
-e cosa ne sai della vita se stai dentro una tasca?
-io non voglio sapere niente. Vorrei solo essere felice.
-invece bisogna essere informati. Cosa ci fai dentro una tasca?
-te cosa ci fai davanti a questa porta verde?
-io? che domande sono! è il mio regno verde! Io sono normale, sei tu che sei strana!
-io sono una castagna.
-senti signora castagna, cosa sei venuta a fare qua?
-cerco la mia valigia.
-o bella! una valigia.e dimmi... c'erano i soldi?
-no.
-gioielli? roba preziosa?
-beh... c'era la polvere. Era una valigia piena di polvere.
-di polvere? o bella! puah! una valigia piena di polvere! che te ne fai signora castagna?
-la polvere beh... i sogni sono di polvere.
-Non so da dove vieni signora castagna, ma da noi è vietato tenere la polvere. La polvere è il male. senti signora castagna, che ne dici di governare con me il mio regno verde? ti potrei insegnare un mucchio di cose e così non penserai a quella stupida polvere.
-non posso. devo cercare la mia valigia piena di polvere e poi devo tornare dentro la tasca.
-o bella! beh sei proprio ridicola.
-sono una castagna.
-va bene va bene, ho capito. allora vattene stupida castagna. non vedi che intralci? puah castagne..
-...

06 novembre 2007

invecchiando..



"strappai le pagine del taccuino una a una, le accartocciai e le gettai in un cestino di rifiuti. Giunsi all'ultima pagina proprio mentre il treno si metteva in movimento."
Paul Auster "trilogia di New York"

Ci sono momenti che tutto sembra diverso. I punti di riferimento spariscono e io mi ritrovo sola in cammino, lungo un corridoio senza fine. Ho paura di quelle porte rosse, di tutto quel bianco accecante e del rumore sordo dei miei passi incerti. Ho paura del passato mutevole. cosa cambia? Sono sempre io quella di un tempo o vengo da un sogno alternativo? i futuri si intrecciano e io, miserabile, posso solo non riconoscermi in un passato poco lontano. Infinite possibilità. Solo gli odori restano gli stessi, uniche chiavi per tornare a un giorno che fa parte solo di ricordi sbiaditi. Come quando da grandi si torna nei luoghi che calpestavamo da piccoli e tutto sembra così ridicolo e noi troppo grandi per capire quei segreti e tornare alla magia.
Un tempo avrei fatto alla svelta ad affezionarmi a ritmi e ad aggrapparmi a speranze lasciandomi semplicemente trasportare. Ora, a volte, provo tanta nostalgia per un mondo che prima accettavo (non so come) e che ora rifiuto con tutte le forze. Il mio taccuino rosso è davanti a me, con le pagine al vento a farmi ricordare chi sono. Ma se la vita è proprio un treno verso una meta a noi sconosciuta e ogni fermata è un passaggio fondamentale per definire ciò che siamo e chi viaggia con noi, mi spaventa la possibilità che i miei compagni intraprendano altre strade e di conseguenza facciano altre fermate. Sto invecchiando (ahaha) e sto diventando terribilmente selettiva (o intollerante??) con tutto ciò che mi circonda?
Domani avrò 23 anni e caspius sono proprio volati.
In fondo ciò che temo non è proprio la morte? Il perdere cognizione di ciò che sono e dei miei affetti, del mondo che conosco.
Il lungo corridoio, le porte, i passi, il buio mescolato al bianco che uccide. Dov'è quindi l'uomo vestito verde menta con la cravatta color cioccolato? Ci spia lui e complotta contro di noi. Finchè di una povera castagna non rimarrà che qualche pagina mezza strappata di un taccuino rosso pieno di ricordi. Ma ormai non ci sarà più nulla da fare.

15 ottobre 2007

io spero.


Bam Bam!
E' il rumore degli spari.
Ogni giorno nella mia città si spara per avere un po' di benzina. La mia mamma dice che senza di essa non si può fare nulla. Io le chiedo cosa era il mondo prima, ma lei non lo ricorda. Non lo ricorda nessuno.
Qualche giorno fa è morto Roby. Il mio fratellino.
Ogni giorno prima di prendere il bus per andare a scuola passo sempre di lì. Il posto dove è morto.
Ieri ho scoperto che è nato un piccolo fiore.
E' un dono preziosissimo del mio fratellino. La mamma dice è un miracolo e non ci ha voluto credere finchè non è venuta lì a vederlo con i suoi occhi.
Tutti i giorni vado a portargli un po' d'acqua e ci parlo un sacco così sento meno la mancanza di Roby.
Tutte le persone guardano il mio fiorellino con ammirazione e curiosità, ma nessuno osa avvicinarsi. Dice la mamma è perché loro, i grandi, si sentono in colpa; dice che è stata colpa loro se ora il mondo è così brutto e senza fiori.
Io spero di vederne tanti di fiori così tutti potranno essere felici.
Ogni volta che lo dico la mamma piange; dice che sono anni che non c'è più nemmeno un filo d'erba.
Questo, infatti, è l'unico fiore che esiste in città.


Illustrazione di Daniele Alfani.(la foto non rende giustizia)
Questo blog ha aderito all'iniziativa del "BLOG ACTION DAY" per info: www.blogactionday.org Bloggers Unite - Blog Action Day

03 ottobre 2007

scimmie verdi.



" é il suo lavoro
farvi passare il desiderio
di viaggi proibiti

vietati nei nostri vecchi paesi
dove solo dei vecchi, delle vecchie scimmie sono sedute
nelle loro cucine, cercando di pensare
a come migliorare il loro salotto"

Paris Combo, Living Room


Vedo abiti rossi danzare.
vedo uomini verdi soffrire.
vedo te.
ma chi sei te, che sei così lontano dal mondo
Dammi un morso nel naso
uomo verde.
Io non ho paura di te.
C'è il mio salvatore qua
davanti a me
davanti a te.
è invisibile
è bianco per te.
bianco su bianco.
Non c'è spazio per te.
uomo verde
nè per la tua scimmia.

Abiti rossi, sfuocati
fatemi sognare
prendetemi con voi
nei vostri colori
salvatemi dal verde.
salvatemi da me.
labirinto senza uscita.


ingiustizie su ingiustizie
devo vedere
non ho più lacrime
da versare
non ho più sangue
da sputare.


tuttavia sogno
e ne ho paura
di incapacità mi nutro
e di vane speranze vivo.

"A sfôrtun-a a l'é 'n grifun, ch'u gia in gîo ä testä dô belinôn"
(la sfortuna è un grifone che gira intorno alla testa dell'incapace)
Antico detto Zenese.

16 settembre 2007

stavo meglio qua


"Adesso io aspetto Henry.
Lui scompare senza preavviso e involontariamente.
Io lo aspetto.
Ogni minuto di attesa dura un anno, un'eternità.
Ogni minuto scorre lento, trasparente come vetro.
Attraverso ogni minuto vedo un'infinità di minuti in fila, in attesa.
Perchè se ne va dove io non posso seguirlo?"


Stavo meglio qua
nel mio mondo.
Sto inseguendo ora
un coniglio
-un coniglio rosa-

Sto inseguendo da tempo
un sogno
-uno stupido sogno-

Anche io stavo meglio qua
in questo mondo.
Ora sono morto
-non ricordo-
Mi hanno appeso
a una croce
-un'infinità di volte-
Mi osservano.
Sono un angelo
della morte
-non volo-
Mi guardano
con orrore
-ora è buio e io sono molto stanco-
sono un piccione morto.

Anche io sono ferma
-bloccata-
ma sono viva credo
-respiro-
Le idee corrono
-le inseguo soffrendo, ma non mi muovo di un passo-
c'è una mano
-la vedo-
E' sparita, ora.
.
.
Puff.

Ma in un tempo c'è ancora o ci sarà.
"il tempo non è nulla"
e noi non abbiamo scelta.
Io aspetto e ora tu sei qua.

06 settembre 2007

Lasciarsi mordere

".. e la castagna raccolse la sua piccola valigia piena di stupida polvere e lentamente sparì all'orizzonte.."

Sono qua. Ci sono. Ehii guardatemi.
Sono invisibile.
Sono sparita. Non scrivo, non commento.
Paf.
In realtà mi hanno morsa. Un morso doloroso che ha preso parte di me.
C'era del marcio forse. Ero una castagna marcia, col baco insomma.
Che potevo fare? mi sono lasciata mordere e sono sparita. Ho preso la valigia piena di polvere e sono partita. Senza dire niente a nessuno.
Non scrivo da un sacco. Mi manca. Mi mancano persone e piccole cose.
Ho tanti ricordi è vero. Un vento freddo che spacca la faccia e fa male. Il mare e un grande viaggio.
Ma sono sparita. Sono metà. E ora faccio la mia non-vita, dentro una comoda tasca, al sicuro dalle persone buone e cattive.
Forse sono solo invisibile. Una castagna che osserva la vita. E non la capisce. Vede la gente soffrire, sparire, cambiare e morire.
Vorrei cambiare le regole, vorrei dire tante parole, vorrei avere tante certezze.
Ma posso solo sognare.

A Gabry, che è andata nel paradiso dei gatti.
:*

11 luglio 2007

Latte della mente

Di quei giorni ricordo il grande silenzio.
Una massa grande che mi circondava. Non erano tanto le rovine o quei corpi inermi. Era quel non rumore ad inglobarmi.
Non era la vita. Io non volevo la guerra. Non ero patriottico e del mondo esterno mi interessava ben poco. Il mondo vero era nei miei occhi, nei colori, in ciò che creavo.
Quando sentii le prime esplosioni pensai ad un nuovo ritrovato della tecnologia, chessò un esperimento per far spostare le case, una nuova favolosa arma atomica per conquistare il mondo, cose sciocche è vero, ma non pensavo all'apocalisse.
Forse per la paura che fosse successo qualcosa di grave, mi alzai con calma. Me lo sento ancora dentro quel momento, quei passi lenti verso la finestra. Dopo ricordo solo la polvere che copriva tutto. Poi, le urla, il fuoco, quelle fiamme nere che sembravano non finire mai e tutto il resto.
La morte.
Ho semplicemente pianto. Non sapevo cosa altro fare. Desideravo che tutto fosse un sogno.
Dopo qualche secondo ho preso il quadro che stavo dipingendo e l'ho ricoperto di rosso, cancellandolo pian piano, una pennellata alla volta. Mi rendevo conto che stavo cancellando la vita, il futuro, tutto ciò che era stato fino a pochi secondi prima. Capivo che la civiltà era finita. Capivo che nulla ormai poteva avere minimamente senso.
Quello che non avevo immaginato era il silenzio. Quel silenzio di morte, di fine del mondo che mi rimaneva in testa fino a farmi scoppiare. Un silenzio incolore, liquido, sommergeva tutti e tutto, come la polvere. -Solo i morti - pensai - potevano galleggiarci.
-Un po' di pietà- sussurrai mentre li osservavo come pupazzi dalla finestra.

Ormai sono passati anni, la civiltà è cambiata. Sono ricoverato nell’istituto di "RecuperoDeiVeriRicordi", ma io penso di essere in gabbia ,e spesso dipingo nuvole bianche. Di quella guerra non si ricorda nessuno. Dicono che non c'è mai stata, per questo mi trovo qua. Dicono che sono pazzo. Mi fanno prendere un sacco di medicine, tante che spesso credo siano tutto frutto della mia mente. Ma quel silenzio che sento dentro la mia testa, quel silenzio bianco, liquido come latte che mi impedisce di dimenticare e quei corpi galleggianti che mi appaiono di notte mi fanno pensare che sia accaduto tutto.
Ormai attendo solo la morte, non penso più che sia solo un sogno.. o forse sono già morto?

05 luglio 2007

Da dove nascono le nuvole?

"Non vi è luogo. Andiamo avanti e indietro,
e non vi è luogo."

S. Agostino.


Le cose cambiano. Ci illudiamo di controllarle.
Di sapere tutto.

Ci crediamo i migliori, unici e insostituibili.

tira la nocciolina amico,
noi la mangeremo con avidità.
stacca la spina padrone, cerco solo la libertà.

Potere potere potere.
Potere di controllare il tempo.
supereroi altro che fumetti.
Invece tutto ci scappa di mano.
vogliamo trattenere l'acqua con le mani
controllare le nuvole con i bastoni.

Sono una castagna lo so.
Non mi illudo di poter vedere il mondo.
Lo so che sono dentro una gabbia, una piccola comoda tasca.
A volte sono felice della mia tasca, mi sento sicura.
A volte vorrei scappare via, per sbaglio anche.
Bucare la tasca e lasciarmi cadere giù.
Non è solo curiosità.

Voglio vedere la fine del mondo.

Andate via da questo circo. Sono solo una castagna.
Una castagna che voleva controllare tutto.
Che si illudeva che tutto fosse eterno
che le cose non cambiassero.

Guardati castagna.
Sei stata una sciocca a pensarla così.
Sei solo una castagna dopotutto.
Non puoi controllare le nuvole.
Non puoi far durare le amicizie.
Perchè sai, tu non hai alcun potere.
sei in una tasca. sei in una gabbia.

staccate la spina.


zac.

31 maggio 2007

Il Cielo è Caduto



"Perchè un libro esista basta che sia possibile. Solo l'impossibile è escluso. Non mi sembra inverosimile che in un certo scaffale dell'universo esista un libro totale; prego gli dèi ignoti che un uomo, uno solo, e sia pure da migliaia di anni, l'abbia trovato e l'abbia letto. "
Jorge Luis Borges

Era ora.
Finalmente posto il breve racconto che ha partorito il mio neurone Jiji. Lui ne è molto orgoglioso, credo. E' stato un bel viaggio. Il racconto lo trovate qui
E' un periodo strano questo.
Non ci sono mai. Sono uno zombie credo. Gnomi e zombie mi fanno compagnia ormai. Si nasconodo nei posti più ignobili per spiarmi o mangiarmi.
Ma io so come difendermi.
Passerà.
Bacini.

Immagine: Roland Topor

30 aprile 2007

Mancanze


"E' una cosa che odio. Che l'addio sia triste o brutto non me ne importa niente, ma quando lascio un posto mi piace saperlo, che lo sto lasciando."

J.D. Salinger "Il giovane Holden"


L'aria è sempre la stessa. C'è odore di chiuso, odore di vuoto.
Ciao anticamera dell'inferno.
Oggi me ne sono andata.
Ho appeso le chiavi al chiodo, con nostalgia di non so cosa. Ho sempre odiato lavorare lì. Eppure mi manca. Solita gente, giorno dopo giorno. Ti guardano con sospetto, detestano le novità, hanno paura. Poi diventi di casa, come se lavorassi lì da sempre.
Mi manca il cielo. Non manca anche a voi?
E' l'anticamera dell'inferno.
Siete degli zombi.
Bianco tutto quel bianco. Quel bianco che uccide. Come fate a resistere?
Oggi me ne sono andata, scivolando silenziosa in mezzo a tutto quel bianco.
4 ore. Infinite. Vorrei alzarmi e scappare via.
4 ore Per pensare ad un addio. Contare i minuti, aspettare la fine non vedendo l'ora di andarsene via, e poi la nostalgia che ti assale, mentre chiudi alle spalle l'ultima porta.
E' un addio. Un buon addio, dopotutto.


Immagine: Folòn "blue shadown"

21 marzo 2007

Albeggia


"Il silenzio non è fatto che di parole che si sono taciute"
Marguerite Yourcenar

Silenzio.
Parole taciute. Distanze che aumentano, che vivono di gesti e frasi mozze.


Vorrei scrivere una lettera. Una lettera di cose non dette che sono rimaste dentro. Una lettera di dolci silenzi, vane speranze, sogni bislacchi che nascono dentro di me.


Albeggia.
Le risate restano, riecheggiano come una cosa quasi passata volata via troppo velocemente. Malinconia.
Il mio breve racconto è quasi completato. Ha vita propria adesso. Lo rileggo e non sembra mio. Fa strano perchè quei personaggi sembrano veri. Li vedo davanti a me, danzare, con le loro scelte e le loro vite. Aggrappati a storie che sono reali solo per loro.

Le distanze aumentano fra noi, non vorrei ma è così, è evidente. La vita ci cambia.
Vorrei scrivere una lettera, a te, frasi non dette, silenzi maledetti che nemmeno capisco più.

Il corso di scrittura è quasi finito e già mi manca.

L'università procede bene. Mi diverto e non ho paura.
Non ho paura di niente oggi, perchè mi sono alzata dalla sedia di spettatore assente e ho giocato, finalmente, scoprendomi un poco e vivendo tanto.

Date le carte signori, ho l'asso di cuori, in tasca per te.


Non andartene ti prego. Un giorno ti scriverò. Una lettera vera, senza silenzi. Un giorno ci troveremo a ridere, guardando un rivolo d'acqua tracciare un sentiero.



Immagine: Salvador Dalì "The Poetry of America" 1943

20 febbraio 2007

E' la realtà spesso ad essere inesatta.


"Trovo che chi tiene un diario e ci scrive i suoi pensieri sia una testa di cazzo. Io lo faccio soltanto perché qualcuno me l'ha proposto, quindi vedete che non sono nemmeno una testa di cazzo originale. Ma in un certo senso questo rende tutto più facile. Lascio che le cose vadano come devono andare. Come uno stronzo che rotola giù da una collina."

C. Bukowski

Io sono una castagna.
Io adoro i cocchi.
Io non sbaglio mai. E' come la litografia di Escher, c'è una cascata, anche se in teoria sarebbe impossibile, tuttavia c'è. Questo dimostra che è la realtà, spesso, ad essere inesatta e non viceversa.
Come al solito sono bloccata con la mia storia.
Ci sono troppe strade da poter seguire. Troppa libertà. Io cerco, maledizione, cerco di ascoltare il mio personaggio, ma lui è troppo preso da se stesso. Si gongola nel suo essere quasi vivo, come io mi gongolo di non-vivere da castagna. E' incontrovertibile. E' laborioso. Io vorrei essere Bokononista. La religione Bokononista è una gran fregatura, ma il grande Bokonon lo ammette e sostiene infatti, nel suo primo libro, che tutte le verità che sta per dirci sono delle spudorate menzogne e che chiunque non sia in grado di capire che una religione utile può essere fondata sulle menzogne, non capirà neppure questo post. Non capirà niente. Ecco.
Io, onestamente, non capisco niente. Ma sono solo una castagna.

Ciao G.
Te ne sei andato, in un giorno freddo, in punta di piedi.
Il pianto triste delle campane.
Attesa infinita.
Silenzio dopo silenzio.
Il pianto triste delle campane.
A me resta solo qualche dettaglio.
Un sorriso bonario, e la germania, quella che hai visto tu.
Il pianto triste delle campane.
Silenzio.
Grazie G.
Grazie per tutte le tue domande :')



Immagine: M.C. Escher "cascata"

12 febbraio 2007

il cielo fece nero

"e urló la nube al cielo
e s’affamó d’abisso, che tutti ci prendesse."


l'amour.
Le castagne non amano.
Le castagne non pensano.
Sono lì. Sono delle castagne che non vivono.

Ciao castagna.
Vattene via.

Non riesco più a scrivere.
Si perdono i pezzi.
Si perde la vita.
Si perde ogni cosa, scivola via.


Un cuore spezzato.
Una freccia infilzata.
Colpa mia, una mente malata.

"Salvezza prendimi nell'anima.
Salvami il cuore."
"che io abbia due soldi, due soldi sopra gli occhi
due soldi per l’onore, due monete in pegno
per pagare il legno, la dura voga del traghettatore"

Ciao castagna.
Vattene via.

"e il legno cedeva all’acqua suo pianto
la vela cadde, la sete ci asciugó
acqua, acqua, acqua in ogni dove
e nemmeno una goccia, nemmeno una goccia da bere
e gli uomini spegnevano, spegnevano il respiro
spegnevano la voce, nel nome dell’odio"

Io ti osservo, castagna.
La tua non-vita, che passa.
L'inverno che avanza.
L'amore non basta.


"questa é la ballata di chi si é preso il mare
che lapide non abbia, ne ossa sulla sabbia
né polvere ritorni, ma bruci sui pennoni
nei fuochi sacri, nei fuochi alati"

Ciao castagna, non dimenticarti di me.
Pietà, pietà, pietà..

"O Santissima dei naufragati vieni a noi che siamo andati
senza lacrime senza gloria, vieni a noi, perdon, pietá. "


Immagine: Lorenzo Mattotti.
Testo: "S.S dei Naufragati"

07 febbraio 2007

Attesa

Sputava.

Era diventato più forte di lui, nonostante questo fumava e tossiva orribilmente, noncurante di chi gli stava intorno. Non si lavava da mesi, puzzava e lo dicevano tutti, con disprezzo. Un odore forte, aspro e pungente. Faceva schifo. Guardava l’orologio con trepidazione. La stava attendendo con ansia. Minuto dopo minuto, la sua unica ragione di vita ormai, il suo primo pensiero al mattino e l’ultimo prima di addormentarsi. Lei era in ritardo, come al solito. Un nuovo attaccò di tosse lo colpì di sorpresa. Si girò di scatto e la vide. Gli si illuminarono gli occhi di speranza per un momento. Era lei, la prima corsa dei cavalli del mattino, che finalmente era iniziata.


Sono sparita.
Puff.
Come una castagna che cerca disperatamente di nascondersi nel suo guscio, cerco rifugio in qualche parola, in qualche sogno.
E' arrivato l'inverno. Freddo, nell'anima.
Vorrei avere qualche speranza, per chi non ne ha. Quando il quadro crolla, all'improvviso, senza motivo. Il chiodo ha ceduto, ti dicono, non c'è niente da fare. E non ci credi, anzi, non ci credo, che tutto possa finire così, per colpa di un chiodo, per colpa di un male che non curerà. Vorrei un lieto fine, che non avverrà.
Un vuoto.
Non sembra vero.


Immagine: Alvaro Tonti, "Attesa"

12 gennaio 2007

io, Amen.


verde.
tutto verde.
presente qualcosa di verde? ecco. più verde.
E non è proprio una pasqua quando tutto è verde così verde che è troppo verde.
Stamani volevo svegliarmi e buttarmi giù dal letto di testa. Sentivo che era una giornata troppo verde per me.
sarebbe stato sfizioso.
sbonk.
avrei visto tutto in modo meno verde. invece dopo aver meditato sulle possibili variabili dinamiche dell'accaduto che poteva accadere ho deciso di rinunciarvi. :|

tic tuc tac., il tempo passa e le canzoni si susseguono. troppe cose da scrivere che non scriverò. per nessuno.
forse scriverei soltanto un ode al fazzolino abbandonato per strada dalla mia socia. un gesto di crudeltà gratuita. un povero fazzolino che voleva fare la trombetta è stato ucciso impunemente. l'ho visto scivolare giù urlando NOOOOOOOOOOOO FATEMI FARE LA TROMBETTAAAAAAAA.. SONO PULITOOOOOOOOOO.. raccogliere i suoi ultimi istanti di non-vita è stato un dovere per me. salvatelo. tutti voi. salvate un povero fazzolino abbandonato, fategli fare la trombetta e riponetelo via. un vita vissuta. uno scopo. invece resta solo un sogno per lui, una non-vita non vissuta. ci sarà un paradiso per lui? fazzolino pulito? nel limbo dei fazzolini forse? un limbo verde, perchè no.
amen. se n'è andato ormai.


di cose strane ne succedono poi.
Io non sono strana. ci tengo a dirlo. io sono io. ed è brutto da dire. perchè magari io è anche un'altra persona e magari si sente offesa nel suo io che incontrovertbilmente non è il mio. cose complicate. facezie. inezie. sciocchezze insomma.

verde.
un pianeta tutto verde, popolato da persone che si chiamano io, che hanno occhiali verdi che sono così pieni di tracotanza da entrare nelle case altrui senza essere invitati. tondi tondi eh? verdi.
una guerra piena di verde.
che sparaflesha.
e io sto qua a guardare.
ma forse ho solo deciso di cadere di testa.

SBONK...