20 febbraio 2007

E' la realtà spesso ad essere inesatta.


"Trovo che chi tiene un diario e ci scrive i suoi pensieri sia una testa di cazzo. Io lo faccio soltanto perché qualcuno me l'ha proposto, quindi vedete che non sono nemmeno una testa di cazzo originale. Ma in un certo senso questo rende tutto più facile. Lascio che le cose vadano come devono andare. Come uno stronzo che rotola giù da una collina."

C. Bukowski

Io sono una castagna.
Io adoro i cocchi.
Io non sbaglio mai. E' come la litografia di Escher, c'è una cascata, anche se in teoria sarebbe impossibile, tuttavia c'è. Questo dimostra che è la realtà, spesso, ad essere inesatta e non viceversa.
Come al solito sono bloccata con la mia storia.
Ci sono troppe strade da poter seguire. Troppa libertà. Io cerco, maledizione, cerco di ascoltare il mio personaggio, ma lui è troppo preso da se stesso. Si gongola nel suo essere quasi vivo, come io mi gongolo di non-vivere da castagna. E' incontrovertibile. E' laborioso. Io vorrei essere Bokononista. La religione Bokononista è una gran fregatura, ma il grande Bokonon lo ammette e sostiene infatti, nel suo primo libro, che tutte le verità che sta per dirci sono delle spudorate menzogne e che chiunque non sia in grado di capire che una religione utile può essere fondata sulle menzogne, non capirà neppure questo post. Non capirà niente. Ecco.
Io, onestamente, non capisco niente. Ma sono solo una castagna.

Ciao G.
Te ne sei andato, in un giorno freddo, in punta di piedi.
Il pianto triste delle campane.
Attesa infinita.
Silenzio dopo silenzio.
Il pianto triste delle campane.
A me resta solo qualche dettaglio.
Un sorriso bonario, e la germania, quella che hai visto tu.
Il pianto triste delle campane.
Silenzio.
Grazie G.
Grazie per tutte le tue domande :')



Immagine: M.C. Escher "cascata"

12 febbraio 2007

il cielo fece nero

"e urló la nube al cielo
e s’affamó d’abisso, che tutti ci prendesse."


l'amour.
Le castagne non amano.
Le castagne non pensano.
Sono lì. Sono delle castagne che non vivono.

Ciao castagna.
Vattene via.

Non riesco più a scrivere.
Si perdono i pezzi.
Si perde la vita.
Si perde ogni cosa, scivola via.


Un cuore spezzato.
Una freccia infilzata.
Colpa mia, una mente malata.

"Salvezza prendimi nell'anima.
Salvami il cuore."
"che io abbia due soldi, due soldi sopra gli occhi
due soldi per l’onore, due monete in pegno
per pagare il legno, la dura voga del traghettatore"

Ciao castagna.
Vattene via.

"e il legno cedeva all’acqua suo pianto
la vela cadde, la sete ci asciugó
acqua, acqua, acqua in ogni dove
e nemmeno una goccia, nemmeno una goccia da bere
e gli uomini spegnevano, spegnevano il respiro
spegnevano la voce, nel nome dell’odio"

Io ti osservo, castagna.
La tua non-vita, che passa.
L'inverno che avanza.
L'amore non basta.


"questa é la ballata di chi si é preso il mare
che lapide non abbia, ne ossa sulla sabbia
né polvere ritorni, ma bruci sui pennoni
nei fuochi sacri, nei fuochi alati"

Ciao castagna, non dimenticarti di me.
Pietà, pietà, pietà..

"O Santissima dei naufragati vieni a noi che siamo andati
senza lacrime senza gloria, vieni a noi, perdon, pietá. "


Immagine: Lorenzo Mattotti.
Testo: "S.S dei Naufragati"

07 febbraio 2007

Attesa

Sputava.

Era diventato più forte di lui, nonostante questo fumava e tossiva orribilmente, noncurante di chi gli stava intorno. Non si lavava da mesi, puzzava e lo dicevano tutti, con disprezzo. Un odore forte, aspro e pungente. Faceva schifo. Guardava l’orologio con trepidazione. La stava attendendo con ansia. Minuto dopo minuto, la sua unica ragione di vita ormai, il suo primo pensiero al mattino e l’ultimo prima di addormentarsi. Lei era in ritardo, come al solito. Un nuovo attaccò di tosse lo colpì di sorpresa. Si girò di scatto e la vide. Gli si illuminarono gli occhi di speranza per un momento. Era lei, la prima corsa dei cavalli del mattino, che finalmente era iniziata.


Sono sparita.
Puff.
Come una castagna che cerca disperatamente di nascondersi nel suo guscio, cerco rifugio in qualche parola, in qualche sogno.
E' arrivato l'inverno. Freddo, nell'anima.
Vorrei avere qualche speranza, per chi non ne ha. Quando il quadro crolla, all'improvviso, senza motivo. Il chiodo ha ceduto, ti dicono, non c'è niente da fare. E non ci credi, anzi, non ci credo, che tutto possa finire così, per colpa di un chiodo, per colpa di un male che non curerà. Vorrei un lieto fine, che non avverrà.
Un vuoto.
Non sembra vero.


Immagine: Alvaro Tonti, "Attesa"