la castagna cambia.
casa, maschere, interessi, ma non gli amici.
se volete visitare la castagna non dovete che bussare alla sua nuova casa
www.castagnablog.blogspot.com
finalmente a casa.
08 aprile 2010
28 dicembre 2009
31 dicembre 2008
Il Signor F.
Daniele Alfani - olio su legno - 2008
20 novembre 2008
camillo
Camillo è un giocatore dello snai.
Camillo è soprannominato il dottore. E' anziano, ma forse nemmeno troppo.
Camillo passa le sue giornate in sala corse, quella sala bianca, senza finestre, vuota. Si guarda tutte le corse in programma e gioca poco, un euro o due per volta. Alle 12 va a mangiare alla caritas e dopo pranzo torna.
Camillo, quando vince, corre a comprarsi qualcosa da bere, spesso è vino rosso. Le mie colleghe una volta gli hanno requisito la bottiglia e se la sono scolata loro, alla faccia sua.
Camillo ha una giacca sul verde, logora, piena di macchie. Temo che non l'abbia mai lavata davvero.
Camillo puzza e quando parla non si capisce niente. E' sdentato credo o semplicemente si mangia le parole.
Camillo non parla mai di niente. A chi gli fa delle domande o lo prende in giro risponde sempre e solo la solita litania: "Non rompere i coglioni", dice.
Camillo una volta ha dato della troia ad una mia collega. Se ci penso mi sembra di sentire quella parola detta con tanta fatica, come se il suo fiato fosse davvero prezioso. Troia disse, sputando anche, per lo sforzo.
Camillo, in sala corse, mangia le salsicce crude o i fichi, e quando vince ti porta le schedine sporche, con i rimasugli di cibo.
Camillo, una volta che il bagno del bar era occupato, si è fatto la cacca nei pantaloni, in mezzo alla sala. C'era chi voleva picchiarlo quel giorno, perchè puzzava.
Camillo è una carogna, quando viene alla cassa a giocare, tenta in ogni modo di confonderti per fregarti i soldi.
A Camillo ho dedicato il mio primo vero racconto. Raccontava di un uomo disperato che muore.
Camillo è morto. ieri.
In sala, oggi ne parlavano tutti. Non parlavano di lui, dicevano solo che era morto.
Camillo è morto ieri. sul serio.
Questo è un omaggio per lui; per un uomo che se ne è andato senza mai parlare a nessuno.
"Le corse dei cavalli invece sono un inferno. Io me ne sto per conto mio. Non parlo con nessuno. È già qualcosa. Chiaro, i picchetti mi conoscono. Però devo andare allo sportello, usare la voce. Dopo anni, finiscono per conoscerti. E molti di loro sono persone decenti. Penso che tutti quegli anni passati a contatto con la gente gli forniscono un certo intuito. Per esempio, sanno che la maggior parte degli esseri umani sono dei grossi pezzi di merda. E comunque anche con i picchetti mantengo le distanze. Standomene sulle mie, ho un vantaggio. Potrei farlo a casa mia. Potrei chiudermi dentro e giocherellare con le tempere o qualcos'altro. Invece in qualche modo devo uscire e assicurarmi che l'Umanità, più o meno tutta, è sempre un grosso pezzo di merda. Come se potesse cambiare! Ehi, gente, devo essere pazzo. Eppure laggiù c'è qualcosa, insomma, laggiù per esempio non penso alla morte, laggiù ti senti troppo stupido per riuscire a pensare. Mi sono preso un quaderno, pensavo: be', fra una corsa e l'altra scriverò qualcosa. Impossibile. L'aria è piatta e pesante, siamo tutti membri volontari di un campo di concentramento. Quando torno a casa, allora sì che posso meditare sulla morte. Solo un pochino. Non troppo. Non mi preoccupo di morire e non provo dispiacere. Mi sembra solo una schifezza. Quando? Mercoledì sera? O mentre dormo? O a causa dei prossimi orribili postumi di una sbornia? Incidente d'auto? E' un peso, qualcosa che bisogna fare. E me ne andrò senza fede in Dio. Va bene, posso affrontarla a testa alta. È una di quelle cose che bisogna fare, come mettersi le scarpe al mattino."
C. Bukowski. "il capitano è fuori a pranzo"
C. Bukowski. "il capitano è fuori a pranzo"
12 novembre 2008
punti di vista
"Al verme che
per primo ha roso le mie fredde carni
del mio cadavere
dedico
in nostalgico legato
queste
memorie postume."
Machado de Assis
Se io dico che la castagna è caduta dal ramo, si può dedurre che:
-la castagna è a terra.
-la castagna è stata spinta giù dal ramo
-la castagna si era stufata di stare nell'albero e si è buttata.
-era tempo che cadesse sta castagna, visto che è stagione.
-la castagna era di troppo in quel ramo quindi ha pensato di farsi un giro
-la castagna aveva bisogno di emozioni forti, ha provato a fare bungee jumping ma qualcosa è andato storto...
-la castagna era euforica e si è buttata..
mi piace questo fatto dei punti di vista.
Niente è definitivo, tutto è complesso, niente si può trascrivere in poche righe.
L'immaginazione è tutto ciò che conta.
Io sono quella castagna?
per primo ha roso le mie fredde carni
del mio cadavere
dedico
in nostalgico legato
queste
memorie postume."
Machado de Assis
Se io dico che la castagna è caduta dal ramo, si può dedurre che:
-la castagna è a terra.
-la castagna è stata spinta giù dal ramo
-la castagna si era stufata di stare nell'albero e si è buttata.
-era tempo che cadesse sta castagna, visto che è stagione.
-la castagna era di troppo in quel ramo quindi ha pensato di farsi un giro
-la castagna aveva bisogno di emozioni forti, ha provato a fare bungee jumping ma qualcosa è andato storto...
-la castagna era euforica e si è buttata..
mi piace questo fatto dei punti di vista.
Niente è definitivo, tutto è complesso, niente si può trascrivere in poche righe.
L'immaginazione è tutto ciò che conta.
Io sono quella castagna?
18 ottobre 2008
pensieri parlanti
"La nostra esistenza fugge così rapida che se non scriviamo la sera l'avvenimento della mattina, il lavoro ci obera, e non abbiamo più il tempo di tenerlo aggiornato. Questo non ci impedisce di sprecare anni, di gettare al vento quelle ore che sono per l'uomo i semi dell'eternità."
Chateaubriand, sul fatto di tenere un diario.
Così mi chiudo in pensieri privati. Lontano da occhi indiscreti. e di chi poi?
Parlo noiosamente per chi mi ascolta, per davvero.
Scrivo parole tangibili su fogli senza righe, che non finiscono mai.
Mi hanno regalato una penna.
Riscopro il fascino di scrivere in un diario. Uno vero.
Non l'ho mai fatto. Non ne ero capace. Ora voglio solo sapere, la mia verità.
E' un bell'effetto. E' una bella sensazione. Di liberazione e nudità.
Sono soddisfatta credo.
Ma probabilmente cambierò idea.
Era da mesi che avevo la mia valigia qua accanto a me. La osservavo come un inquilino invadente.
Adesso ho capito che era per me. Non so cosa ci sia dentro, comunque sia, presto tornerà piena di polvere.
In viaggio.
Immagine: Roland Topor, uno dei miei preferiti :)
15 settembre 2008
tigri e acciughe
"un viaggiatore inglese narra con quanta intimità vivesse con una tigre. L'aveva allenata e l'accarezzava; ma teneva sempre sulla tavola una pistola carica".
Stendhal - Il rosso e il nero.
Qualche giorno fa ho sognato una piccola tigre.
Io non so perchè lanciavo un'acciuga. Lei la mangiava.
Appariva e scompariva.
Io provavo ad allontanarmi ma quando abbassavo la guardia lei tornava e aggrediva altre persone.
Ora che sto pensando a questo sogno me ne è venuto in mente un altro. Molto più angosciante. C'era una specie di robot (stile mazinga) che aveva invaso la mia città, all'inizio (se non sbaglio) aveva invaso solo la mia casa. Anche lì provavo a scappare. A volte non riuscivo ad attraversare alcune zone della città. C'erano come delle prove da compiere, e io camminavo molto. mi pare di ricordare di aver fatto questo sogno più volte, ambientato qua, a contadilandia. Ricordo che una volta mentre ero in una strada, tutto si faceva completamente buio e io arrancavo verso la luce. Poi tornava la luce, all'inizio ero convinta che fossero fuochi d'artificio, ma in realtà era un combattimento aereo. Il robot alla fine riusciva ad atterrare, e io cercavo disperatamente di scappare, ma ovviamente lui seguiva me, o meglio, io con le mie azioni andavo sempre dove alla fine c'era lui. Bella rogna insomma.
Un'altra volta mi ricordo che era ambientato di giorno e il robot si trovava in piazza guido monaco (una piazza circolare per chi non è contadino e non la conosce :P) ricordo la gente che urlava e correva come fuori di zucca e io che non sapevo cosa fare e cercavo di nascondermi da qualche parte. Ricordo ancora, quando pensavo di essere salva, come il robot spiccando il volo, si sia fermato a due passi dalla mia posizione e dopo pochi secondi la visione di un piede gigantesco che provava a schiacciarmi.
terribile.. brrr..
tutto questo per dire cosa?
niente. Avrei voluto postare qualcosa di più bello, ma gli esami mi stanno risucchiando ogni sprazzo di energia vitale, quindi ecco qua. Poche parole scritte male e di fretta. Così come vengono, come in un sogno e una piccola tigre che mi insegue, sempre più vicino.
E in fondo... chi è di noi l'acciuga?
:)
a presto.
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