31 dicembre 2008

Il Signor F.

Daniele Alfani - olio su legno - 2008
A Cri e ai sogni.


Era tempo di decidere. Dopo quella brutta, bruttissima giornata, il signor F. non ebbe più dubbi: qualcosa doveva cambiare, ed anche al più presto. S’infilò la giacca da camera a quadrettoni rossi e gialli e sedette alla scrivania di fronte alla porta finestra. Fuori pioveva e le luci dell’Hotel Corso erano accese sulla strada trafficata. Questa volta avrebbe programmato ogni cosa. Un promemoria dettagliato sarebbe stato il punto da cui partire. Accese il computer e cominciò a segnare il da farsi, una sorta di piano a cui attenersi scrupolosamente. Di colpo si sentì invadere da un senso di profondo benessere, come gli capitava ogni volta che addormentandosi, riusciva ad entrare nei sogni degli altri.
Quello era il suo segreto, la sua dolce follia che lo accompagnava da mesi. Nessuno lo sapeva, tranne lei, Viola, ma qualcuno gliela aveva rubata.
Tutto era iniziato quando aveva trovato quel posto come inserviente nel centro REM, la clinica di Recupero Educativo della Memoria; il suo compito era pulire le stanze dove i pazienti si facevano quei lunghi sonni purificatori dai quali quando si svegliavano non ricordavano più chi erano. La nuova cura alla follia dicevano i luminari, ma per la gente comune erano solo delle prigioni per matti senza via d'uscita. Ovviamente le leggende si alimentavano con una facilità disarmante, era un luogo sinistro, una ex caserma militare di periferia, con tanto di filo spinato dotato di scariche elettriche. Le mura all'esterno erano cadenti e il grande giardino che le circondava totalmente incolto. Si diceva che i pazienti dormissero per giorni, settimane a volte mesi interi! C'erano anche persone però pronte a giurare di aver visto i pazienti girovagare nella notte, arrivare fino alle finestre delle loro case e osservarli, rubargli la felicità del sonno. Per questo molte persone se ne erano andate a vivere in città e nessuno voleva lavorare alla clinica. A parte i medici, che il signor F non aveva mai visto, era l'unico inserviente. Ben presto per non impazzire aveva iniziato a parlare con quei pazienti che giacevano in quel sonno profondissimo. La sua prima amica divenne Viola, giovane e delicata, sembrava una bambola, le parlava per ore. Una notte il signor F. sognò un grande campo verde e tante persone in fila. Fra loro c'era Viola, lo prendeva per mano e finalmente riusciva a sentire la sua pelle delicata, da bambina.
Il giorno successivo, mentre puliva la stanza, si avvicinò a lei in punta di piedi e le sussurrò all'orecchio: -è stato bello vederti.
Quella notte stessa sognò nuovamente il grande campo verde, ma Viola non c'era. Iniziò a camminare verso i fitti arbusti che si estendevano pochi metri avanti e scoprì un sentiero. Senza pensarci un attimo iniziò a percorrerlo velocemente, a tratti si guardava indietro sospettando di essere seguito. Dopo qualche minuto si ritrovò davanti ad una vecchia casa con una porta di legno. Sembrava consumata dal tempo, come se avesse combattuto una lunga battaglia, puzzava di marcio e si stava scrostando un pezzo alla volta. Entrò con la speranza di trovarci Viola. Lo accolse solo una stanza vuota. Alzò gli occhi verso il soffitto e vide dei buchi. Sembravano degli oblò, c'era come acqua dentro, ma era nera. Solo allora il signor F. si accorse che per terra c'era un foglio consumato. Lo scartò con cura per paura che si sgretolasse da quanto sembrava fragile.
In caratteri piccoli c'era scritto:
“Adesso sogna.
Lasciati andare verso uno dei mondi possibili sopra di te.”
Dopo pochi attimi, l'acqua nera lo avvolse e venne trascinato su.
Quando finalmente riuscì a respirare si trovò nel grande campo verde, il cielo era sereno e non c'era vento. Era tutto tranquillo, non c'era nessuno e la cosa che lo spaventò fu che riusciva a vedere i confini di questo piccolo mondo, non sentiva nessun odore e non aveva nessuna sensazione tattile. Il signor F. capì che qualcosa era andato storto. Si sentiva bloccato e il suo cuore cominciò a battere all'impazzata. Poi iniziò a sentire delle voci che dicevano che il signor F. aveva commesso un errore, aveva sbagliato strada e si era perso. Il panico si impossessò di lui. Iniziò a urlare e a cercare una nuova via di uscita da quel mondo vuoto.
Nel nuovo mondo del signor F. il tempo non esisteva. Con la sua mente arrivava in un attimo a toccare i confini del campo e poi doveva bloccarsi, si sentiva legato, finito.
Quando si svegliò e aprì gli occhi era mattina, ma non era a casa.
Davanti a sé c'era un soffitto bianco, il cuore che batteva forte e la bocca era amara, secca.
Si spaventò quando capì di non riuscire a muovere le mani, ma si accorse che erano semplicemente legate al letto. Girò la testa di lato e la vide; era Viola che gli sorrideva.
-Questo è uno dei mondi possibili o è un sogno?- disse F. che non riusciva nemmeno a riconoscere la sua voce.
-Nessuno lo sa- disse Viola.
In un attimo tutto il mondo intorno al signor F. si fece oscuro e davanti ai suoi occhi vide gli oblò che lo stavano aspettando.
E si addormentò.

20 novembre 2008

camillo


Camillo è un giocatore dello snai.

Camillo è soprannominato il dottore. E' anziano, ma forse nemmeno troppo.
Camillo passa le sue giornate in sala corse, quella sala bianca, senza finestre, vuota. Si guarda tutte le corse in programma e gioca poco, un euro o due per volta. Alle 12 va a mangiare alla caritas e dopo pranzo torna.
Camillo, quando vince, corre a comprarsi qualcosa da bere, spesso è vino rosso. Le mie colleghe una volta gli hanno requisito la bottiglia e se la sono scolata loro, alla faccia sua.
Camillo ha una giacca sul verde, logora, piena di macchie. Temo che non l'abbia mai lavata davvero.
Camillo puzza e quando parla non si capisce niente. E' sdentato credo o semplicemente si mangia le parole.
Camillo non parla mai di niente. A chi gli fa delle domande o lo prende in giro risponde sempre e solo la solita litania: "Non rompere i coglioni", dice.
Camillo una volta ha dato della troia ad una mia collega. Se ci penso mi sembra di sentire quella parola detta con tanta fatica, come se il suo fiato fosse davvero prezioso. Troia disse, sputando anche, per lo sforzo.
Camillo, in sala corse, mangia le salsicce crude o i fichi, e quando vince ti porta le schedine sporche, con i rimasugli di cibo.
Camillo, una volta che il bagno del bar era occupato, si è fatto la cacca nei pantaloni, in mezzo alla sala. C'era chi voleva picchiarlo quel giorno, perchè puzzava.
Camillo è una carogna, quando viene alla cassa a giocare, tenta in ogni modo di confonderti per fregarti i soldi.
A Camillo ho dedicato il mio primo vero racconto. Raccontava di un uomo disperato che muore.

Camillo è morto. ieri.
In sala, oggi ne parlavano tutti. Non parlavano di lui, dicevano solo che era morto.
Camillo è morto ieri. sul serio.
Questo è un omaggio per lui; per un uomo che se ne è andato senza mai parlare a nessuno.


"Le corse dei cavalli invece sono un inferno. Io me ne sto per conto mio. Non parlo con nessuno. È già qualcosa. Chiaro, i picchetti mi conoscono. Però devo andare allo sportello, usare la voce. Dopo anni, finiscono per conoscerti. E molti di loro sono persone decenti. Penso che tutti quegli anni passati a contatto con la gente gli forniscono un certo intuito. Per esempio, sanno che la maggior parte degli esseri umani sono dei grossi pezzi di merda. E comunque anche con i picchetti mantengo le distanze. Standomene sulle mie, ho un vantaggio. Potrei farlo a casa mia. Potrei chiudermi dentro e giocherellare con le tempere o qualcos'altro. Invece in qualche modo devo uscire e assicurarmi che l'Umanità, più o meno tutta, è sempre un grosso pezzo di merda. Come se potesse cambiare! Ehi, gente, devo essere pazzo. Eppure laggiù c'è qualcosa, insomma, laggiù per esempio non penso alla morte, laggiù ti senti troppo stupido per riuscire a pensare. Mi sono preso un quaderno, pensavo: be', fra una corsa e l'altra scriverò qualcosa. Impossibile. L'aria è piatta e pesante, siamo tutti membri volontari di un campo di concentramento. Quando torno a casa, allora sì che posso meditare sulla morte. Solo un pochino. Non troppo. Non mi preoccupo di morire e non provo dispiacere. Mi sembra solo una schifezza. Quando? Mercoledì sera? O mentre dormo? O a causa dei prossimi orribili postumi di una sbornia? Incidente d'auto? E' un peso, qualcosa che bisogna fare. E me ne andrò senza fede in Dio. Va bene, posso affrontarla a testa alta. È una di quelle cose che bisogna fare, come mettersi le scarpe al mattino."
C. Bukowski. "il capitano è fuori a pranzo"

12 novembre 2008

punti di vista

"Al verme che
per primo ha roso le mie fredde carni
del mio cadavere
dedico
in nostalgico legato
queste
memorie postume."

Machado de Assis

Se io dico che la castagna è caduta dal ramo, si può dedurre che:

-la castagna è a terra.
-la castagna è stata spinta giù dal ramo
-la castagna si era stufata di stare nell'albero e si è buttata.
-era tempo che cadesse sta castagna, visto che è stagione.
-la castagna era di troppo in quel ramo quindi ha pensato di farsi un giro
-la castagna aveva bisogno di emozioni forti, ha provato a fare bungee jumping ma qualcosa è andato storto...
-la castagna era euforica e si è buttata..

mi piace questo fatto dei punti di vista.
Niente è definitivo, tutto è complesso, niente si può trascrivere in poche righe.
L'immaginazione è tutto ciò che conta.
Io sono quella castagna?

18 ottobre 2008

pensieri parlanti


"La nostra esistenza fugge così rapida che se non scriviamo la sera l'avvenimento della mattina, il lavoro ci obera, e non abbiamo più il tempo di tenerlo aggiornato. Questo non ci impedisce di sprecare anni, di gettare al vento quelle ore che sono per l'uomo i semi dell'eternità."
Chateaubriand, sul fatto di tenere un diario.

Così mi chiudo in pensieri privati. Lontano da occhi indiscreti. e di chi poi?
Parlo noiosamente per chi mi ascolta, per davvero.
Scrivo parole tangibili su fogli senza righe, che non finiscono mai.
Mi hanno regalato una penna.
Riscopro il fascino di scrivere in un diario. Uno vero.
Non l'ho mai fatto. Non ne ero capace. Ora voglio solo sapere, la mia verità.
E' un bell'effetto. E' una bella sensazione. Di liberazione e nudità.
Sono soddisfatta credo.
Ma probabilmente cambierò idea.
Era da mesi che avevo la mia valigia qua accanto a me. La osservavo come un inquilino invadente.
Adesso ho capito che era per me. Non so cosa ci sia dentro, comunque sia, presto tornerà piena di polvere.
In viaggio.

Immagine: Roland Topor, uno dei miei preferiti :)

15 settembre 2008

tigri e acciughe



"un viaggiatore inglese narra con quanta intimità vivesse con una tigre. L'aveva allenata e l'accarezzava; ma teneva sempre sulla tavola una pistola carica".

Stendhal - Il rosso e il nero.

Qualche giorno fa ho sognato una piccola tigre.
Io non so perchè lanciavo un'acciuga. Lei la mangiava.
Appariva e scompariva.
Io provavo ad allontanarmi ma quando abbassavo la guardia lei tornava e aggrediva altre persone.
Ora che sto pensando a questo sogno me ne è venuto in mente un altro. Molto più angosciante. C'era una specie di robot (stile mazinga) che aveva invaso la mia città, all'inizio (se non sbaglio) aveva invaso solo la mia casa. Anche lì provavo a scappare. A volte non riuscivo ad attraversare alcune zone della città. C'erano come delle prove da compiere, e io camminavo molto. mi pare di ricordare di aver fatto questo sogno più volte, ambientato qua, a contadilandia. Ricordo che una volta mentre ero in una strada, tutto si faceva completamente buio e io arrancavo verso la luce. Poi tornava la luce, all'inizio ero convinta che fossero fuochi d'artificio, ma in realtà era un combattimento aereo. Il robot alla fine riusciva ad atterrare, e io cercavo disperatamente di scappare, ma ovviamente lui seguiva me, o meglio, io con le mie azioni andavo sempre dove alla fine c'era lui. Bella rogna insomma.
Un'altra volta mi ricordo che era ambientato di giorno e il robot si trovava in piazza guido monaco (una piazza circolare per chi non è contadino e non la conosce :P) ricordo la gente che urlava e correva come fuori di zucca e io che non sapevo cosa fare e cercavo di nascondermi da qualche parte. Ricordo ancora, quando pensavo di essere salva, come il robot spiccando il volo, si sia fermato a due passi dalla mia posizione e dopo pochi secondi la visione di un piede gigantesco che provava a schiacciarmi.
terribile.. brrr..
tutto questo per dire cosa?
niente. Avrei voluto postare qualcosa di più bello, ma gli esami mi stanno risucchiando ogni sprazzo di energia vitale, quindi ecco qua. Poche parole scritte male e di fretta. Così come vengono, come in un sogno e una piccola tigre che mi insegue, sempre più vicino.
E in fondo... chi è di noi l'acciuga?
:)
a presto.

10 agosto 2008

Babel Fish

Tutto ciò che le allegorie vogliono significare è semplicemente che l'incomprensibile è incomprensibile, e che noi lo sappiamo già. Ma i problemi che dobbiamo affrontare ogni giorno sono una cosa diversa. A questo proposito, una volta un uomo chiese: "Perchè tanta caparbietà? Se seguiste solo le allegorie, diventereste voi stessi allegorie, e risolvereste così tutti i vostri problemi."
Un altro disse: "Scommetto che anche questa è un'allegoria".
Il primo disse:"Hai vinto."
Il secondo disse:"Ahimè, solo allegoricamente".
Il primo disse:"No, nella vita reale. Allegoricamente hai perso."

Franz Kafka.


"Il giorno che preparai la mia valigia-vuota- c'era un grande subbuglio tra i vecchi. L'assemblea era divisa in due, alcuni dicevano che nessuna castagna avrebbe dovuto lasciare il suo guscio e andarsene a spasso per il mondo, altri era incuriositi e ammiravano la sua intraprendenza. Io risolsi il problema: durante la votazioni mi buttai giù, senza salutare nessuno. Il mondo da terra mi sembrava immenso, tutti i miei preparativi mi parvero subito inutili e così andai a casaccio verso il mondo, non sapendo quali splendide avventure avrei vissuto, ma con la consapevolezza che non sarei tornata a casa con la valigia vuota."

Dal "Diaro della Castagna Pellegrina" pag. 17.

Kerrigan leggeva affascinato i racconti della castagna pellegrina, ma doveva farlo di nascosto. Era assolutamente vietato leggere in pubblico quel libro, la castagna infatti era stata bandita ufficialmente da Castagneville, quando era scappata nel bel mezzo della votazione finale per l'approvazione della sua avventura.
Assorto totalmente nella lettura non si accorse quindi dell'arrivo del grande capo, sua altezza reale il Guscio, che senza nemmeno salutare la giovane castagna le strappò di mano il manoscritto e disse con voce irritata:
- cosa diavolo pensi di fare?
- ah, grande Guscio.. io ecco, perchè non fate più entrare la castagna pellegrina?!
- Sciocca giovane castagna, la pellegrina ha sfidato il consiglio e se n'è andata infischiandosene del consenso! Ha sfidato la legge! Non può più tornare!
- Ma sta facendo grandi cose nel mondo dinamico! - disse la castagna facendosi sicura di sè.
- Le castagne sono fatte per essere statiche, non possono girovagare per il mondo, al massimo possono stare nella tasca di qualche bambino umano, ma niente di più!
- Non capisco, Grande Guscio! La castagna pellegrina ha conosciuto tante persone, si è fatta tanti amici, ha conosciuto anche Babel Fish, il Re dei pesci rossi! Ha combattuto con lui, al suo fianco!
- Si è immischiata in una guerra, giovane castagna K., una guerra che non è approvata dal Consiglio delle Castagne.
- Non è vero! la castagna pellegrina è pacifica!
- Mettiti comoda giovane castagna, ora ti racconterò come è andata la storia della castagna pellegrina e Babel Fish.
"Dopo che la castagna pellegrina si buttò giù dall'albero durante le votazioni, atterrò senza troppi problemi grazie alla sua valigia usata come materasso, ma una volta che fu nel mondo dinamico, capì che tutti i progetti e le mappe che aveva disegnato erano inutili visto che dal basso non aveva nessun punto di riferimento. Fu così, che un bimbo la raccolse da terra e se la mise in tasca. Il bimbo una volta a casa si era già stufato della castagna e la lanciò sul tavolo. Oltre al disordine del bambino la castagna vide che non era la sola a essere stata rapita! con lei in angolo giaceva una piccola vasca per pesci, che aveva come ospite un simpatico pesce rosso. A castagneville non si insegna il linguaggio dei pesci, quindi la castagna pellegrina non sapeva in che modo potesse comunicare con il pesciotto."
- Ma grande Guscio! - interruppe il racconto la giovane castagna- lo sanno tutti come la castagna pellegrina ha comunicato con il pesce! raccontami piuttosto come ha fatto a conoscere Babel Fish!
- Hai quindi letto un bel pezzo di quello stupido diario eh? comunque sarai accontentata.
"Pochi giorni dopo, avendo racimolato una mappa della zona, la castagna riuscì a intrufolarsi nelle tasche del bambino e così riuscì a scappare dalla casa. Una volta che il bimbo si accorse di avere la castagna in tasca la lanciò in malo modo proprio davanti a Acquariolandia, patria di tutti i pesci tenuti in cattività. Così facendo bene attenzione la castagna entrò e cercò subito di liberare i pesci rossi dalla morsa dei perfidi piranha! Fu qua che conobbe Babel Fish, il quale le insegnò il linguaggio dei pesci e da quel giorno la castagna ha combattuto fianco a fianco con lui per liberare tutti i pesci rossi!"
- Ma alcuni pesci muoiono quindi?
- Purtroppo sì mia giovane castagna. Alcuni muoiono, questa è la guerra. Ma non preoccuparti come noi andiamo nel paradiso delle castagne, i pesci vanno nel loro paradiso, dove nuotano felici e non ci sono piranha cattivi che cercano di morderli.
- E Babel Fish? - disse la castagna.
- Babel Fish è il capo, un pesce forte e coraggioso.
- E la castagna pellegrina?
- La castagna è là fuori da qualche parte, a volte ci manda pagine del suo diario, le sue avventure, ma noi non permettiamo che torni sull'albero. Ormai ha fatto la sua scelta. Ma adesso basta, giovane castagna, è tempo che tu rientri nel tuo guscio e non pensi più a quella sciocca castagna traditrice.

In memoria di Fagiolo, il mio pesce rosso, che ora nuota felice nel paradiso dei pesci :°)

16 luglio 2008

cose

"So che mi accusano di superbia, e forse di misantropismo, o di pazzia. Tali accuse (che punirò al momento giusto) sono ridicole. E' vero che non esco di casa, ma è anche vero che le porte (il cui numero è infinito) restano aperte giorno e notte agli uomini e agli animali. Entri chi vuole. Non troverà qui lussi donneschi nè la splendida pompa dei palazzi, ma la quiete e la solitudine. [...] La verità è che sono unico. Non mi interessa ciò che un uomo può trasmettere ad altri uomini; come il filosofo, penso che nulla può essere comunicato attraverso l'arte della scrittura." - Borges, "L'Aleph"


A volte le "cose" ci lasciano senza fiato.
A volte le decisioni non sono razionali, ma buttate lì in un attimo. Senza stare a pensare.
Le castagne si sa, sono "esseri" prudenti. Stanno bene attente a ciò che fanno, con chi parlano e soprattutto quando buttarsi dall'albero. La castagna ha fatto poco nella sua vita, ma ogni cosa che ha vissuto l'ha raccolta e tenuta per sè; ha cercato di accumulare "cose" dentro la sua piccola valigia. E' risaputo però che è piena di polvere. La castagna quindi inserisce queste "cose" dentro la valigia e paf, si trasforma tutto il polvere. C'è chi dice che questa polvere sia magica. C'è chi dice che dentro si annidano invece acari cattivi che quando la castagna la apre, escono fuori a farle le pernacchie e cercano di morderla.
La castagna è solitaria, scorbutica e permalosa (quando gli acari la attaccano, ovvio).
Insomma, ha un pessimo carattere. A volte non si capisce, nè si stupisce se gli altri non la capiscono: lei o loro sono fuori di zucca. Tutto qua.
Le castagne hanno anche dei doveri, essendo la loro non-vita molto breve cercano di prendere le cose quasi sul serio. Perciò capita che si impegnino a fare delle prove e quando si accorgono che non si sono impegnate molto e che non ce la faranno si abbattono molto. Per questo sentono il bisogno di vivere, di comprare un biglietto, che è molto di più di un ora di concerto, è come un viaggio, verso mondi lontani e di raccogliere ogni tanto una conchiglia, la più bella, e di portarla con sè, nella sua valigia piena di polvere.

"se fosse una storia sarebbe ambientata sul lungomare di una spiaggia lunghissima. Una spiaggia senza inizio e senza fine. La storia di un uomo che cammina lungo questa riva e forse non incontra mai nessuno. Il suo sguardo si sofferma ogni tanto ad osservare qualche oggetto o frammento portato dal mare, le impronte di un granchio, un gabbiano solitario. Il paesaggio è sempre la sabbia, il cielo, qualche nuvola, il mare. Cambian solo le onde, sempre uguali e sempre diverse, più piccole, più grandi, più corte, più lunghe." - Ludovico Einaudi- Onde.


08 luglio 2008

nuvole

Nuvole....
nuvole.... continuano a passare nuvole....
esse sono tutto, crolli dell'altezza,

uniche cose oggi reali fra la nulla terra e il cielo inesistente,
nella nebbia condensata in minacce incolori,

fiocchi di cotone sporco di un ospedale senza pareti...
nuvole.... continuano a passare....

... continuano a passare.....

(pessoa)


puf.
tutto è svanito.
ti cerco,
mi chiedo se non sia tutto inventato.
come da bambini l'amico invisibile, che puoi vedere solo te. Agli altri puoi dire qualunque cosa, ma non ci crederanno mai, non lo vedranno mai.
Occhi di bambina i miei davanti a te.
una musica in sottofondo, la tua.
Perchè?
come nuvole siamo.
nuvole in un cielo azzurro, a volte rosso, che potrebbe esplodere.
lacrime da questo cielo, da questo mondo.
come nuvole ci lasciamo trasportare, finchè non ci carichiamo di pioggia, all'improvviso.
come nuvole voliamo al di là di tutto.
Occhi di bambina i miei davanti a loro.
Per un attimo intuisco una immagine e poi.. puf... nel nulla.
nuvole, che non hanno mai la stessa forma, e io posso anche aspettare in eterno una nuvola uguale, ma lei non verrà. ieri ho pensato di aver intuito la sua forma per un attimo, inafferrabile.
ma sono nuvole. hanno una strada diversa dalla mia, posso solo osservarle andare, da lontano, continuare il viaggio verso nuovi occhi, diversi dai miei.
Non so se le nuvole hanno un viaggio preciso da compiere, non so che giro debbano fare prima di tornare da quella bambina, forse non la vedrà mai più.
Ma non importa, perchè lei non lo sa.

Io l'ho vista quella bambina, ogni giorno guarda il cielo e aspetta.
Aspetta quella nuvola, quella che ha visto un giorno per un attimo, che si è fermata, ha mostrato la sua bellezza e poi puf... è andata via, per la sua strada.

A victor,
buon viaggio, amico.

07 luglio 2008

qui contadilandia

"Quando mi chinavo sulla mappa i personaggi del futuro libro cominciavano a delinearsi visibilmente fra i boschi immaginari e i loro volti scuri e le armi scintillanti facevano capolinoe mi guardavano da zone inattese, mentre passavano avanti e indietro, combattendo, e cercando il tesoro in quei pochi centrimetri quadrati di una proiezione in pianta." R.L.Stevenson

Dobbiamo smetterla di scegliere le solite mete turistiche.
L'estero ormai non ha più niente da offrire. L'italia è insipida se non vince il mondiale o europei non c'è niente da distruggere. Una valida alternitiva pare essere quindi contadilandia.

A contadilandia succedono le cose più strane:
le orchidee escono per strada a fare due passi di notte, così per prendere aria, o forse solo la loro anima.
A contadilandia esiste la leggenda della padella:
pare che se lasciate le padelle sporche d'olio per oltre 24 ore queste si saaranno automaticamente lavate da sole e si saranno adagiate al solito posto, o forse saranno andate a fare due passi con l'orchidea.
A contadilandia la spazzatura non esiste, o forse quando il cestino è stracolmo esce con l'orchidea e la padella così tanto per fare il terzo incomodo.
A contadilandia capita - come da tutte le parti del mondo - che gli amici ti tradiscano e ti deludano, o forse sono solo sciocche invenzioni. Nessuno lo saprà mai.
A contadilandia esistono anche i treni che, se usati correttamente, possono andare dovunque vogliate con una sauna omaggio e un controllore provola, a volte.
A contadilandia esistono persone orribili, ma anche amici d'oro, che ci sono sempre anche se hanno un esame da lì a due giorni.
A contadilandia non esiste la mappa della città. Non serve, nemmeno lei è sulle mappe.

Questo è ciò che vi aspetta se sceglierete di trasferirvi qua, a contadilandia, meta armioniosa di zombie, mostri e turisti e perchè no, pesciotte.
per info: www.contadilandia.com
si ringrazia victor per la sua genialità ;)

29 giugno 2008

passi-un racconto horror in 100 parole-

Tap... tap... tap...
Li sento.
Sono loro.
Sono vicini. Non sono pazza, credetemi. Salvatemi da loro, dalla loro puzza marcia. Tutta la città è cambiata. E’ come morta, nell’anima. Ora sto per morire io, stanno venendo a prendermi.
Tap... tap... tap...
Sono i loro passi. Non posso scappare. Posso solo lasciare il mio cuore qui, le mie ultime memorie scritte col sangue su una lurida maglietta. Sento i loro lamenti, urli disperati che portano solo follia e morte. Sono vicini, devo salvarmi, eccoli! No non è possibile.. non può essere vero... sono... oh mio Dio... sono zombie!



09 giugno 2008

puf



- Sta sognando, adesso. E cosa credi che sogni?
- Nessuno lo può indovinare
- Ma come, sogna di te. E se smettesse di sognare di te, dove credi che saresti tu?
- Dove sono ora, naturalmente.
- Niente affatto; non saresti in nessun luogo. Perchè tu sei soltanto una cosa dentro il suo sogno.
- Se il re dovesse svegliarsi, tu ti spegneresti... puf... proprio come una candela.

"Il sogno del re" Lewis Carroll

Poche parole.
Ho inventariato 6800 articoli. plin plin plin... e sono stata la peggio :P
Ora ho sonno... ho molto sonno... forse sto già dormendo...
puf
...
grazie.
mi sento leggera, molto leggera.

ps. ho un dubbio: chi mi ha detto di quella cosa della casa? o l'ho sognato.. sgrat.. aiutatemi.

04 giugno 2008

pioggia e vento

Osservo.
Una finestra che dà sul mondo.
Una chiesa che sembra distrutta.
Le mie mani che stanno invecchiando. rovinate.
Tutto si deteriora intorno a me. Mi fa paura.
Pioggia e vento, su di me.
Ora cammino con un peso sul cuore.
Vorrei ridere ma non ci riesco.
Ora che capisco cosa vuol dire crescere, vorrei tornare bambina.
Un mondo che non esiste più. Ho paura e vorrei solo scappare.
Ma davanti a me c'è una finestra.
Una finestra che da sul vuoto, sul niente, su un mondo bagnato che guardo da quassù, un vetro sporco, un pavimento freddo e le nuvole sempre più nere.

Pioggia e vento, su di me.
Sul mio mondo.
E io non posso fare niente.
La mia mente si perde in pensieri vuoti, senza senso e io osservo.
Da lontano. Questo mondo che langue.
Ma questa è solo una finestra e io sono l'unica spettatrice pagante.

29 maggio 2008

con m.

"Spiegava che da bambino era solito accompagnare il padre alla Biblioteca Nazionale e, troppo timido per chiedere un libro, si limitava a prendere dagli scaffali aperti uno dei volumi dell'Enciclopedia Britannica e a leggere qualunque voce gli capitasse sotto gli occhi. Talvolta era fortunato, come quando, diceva, aveva scelto il volume <De-Dr> e aveva scoperto i druidi, i drusi e Dryden."
-Con Borges- A. Manguel

Una cosa che non sopporto è la tv.
E' quasi sempre inutile e mi dà quella sonnolenza fastidiosa dopo pochi minuti che mi manda nella fase mortale di inedia. Mi manda in pappa il neurone insomma e visto che ne ho uno solo credo che sia meglio evitare di guardarla, anche perchè cercare un canale che mi piaccia davvero mi stanca e io sono pigra quando mi spalmo su un divano o simili.
Tutto questo preambolo inutile serve a dire che poco fa en passant ho intravisto un cartone animato che mi sembrava vagamente di conoscere. Ovviamente non mi sono fermata nè volevo fermarmi. E' stato il caso. Mi è stato chiesto di cambiare canale. Così ho dovuto accendere quell'apparecchio mefistofelico e paf. FLASHBACK.
Avrò avuto tipo 6 anni... sono in salotto a casa mia e penso sia sabato sera perchè in tv c'è il bagaglino (il bagaglino mi fa pensare al sabato sera). Io sono in un angolo della stanza e sto giocando con la casa dei ghostbusters.. Ci sono anche delle voci (mio babbo?) sul fatto che è tardi o cose simili.
Mi stupisce il fatto che fino a un attimo fa non mi ricordavo assolutamente di questo cartone animato nè di aver mai giocato con i pupazzetti e la casa infestata :)
Sorrido ancora di più perchè se ci penso bene non sono sicura che tutto questo sia vero. Magari era un'altra casa e altri pupazzetti. boh. Mi piace questa incertezza. Mi piace soprattutto questa casualità. E' tutto comandato dal caso?
Qualche giorno fa non so come ho "scoperto" un libro che poteva interessarmi. Parlava di un uomo, Alberto Manguel (all'epoca ragazzo), che per un periodo era stato a casa di Borges a leggere per lui (Borges era diventato cieco dopo i 50 anni). Nel 2004 Manguel ha pubblicato un libercolo intitolato Con Borges. La sua esperienza è meravigliosa e subito il lettore (io) è catturato dalla forza del libro così tanto che sembra davvero di essere lì a Buenos Aires nel 1964 ad ascoltare Borges.
Credo che sia una cosa meravigliosa.
Come una porta tridimensionale che una volta varcata ti accompagna in un luogo che non esiste, ma che è esistito.
Non posso non fare a meno di pensare che vorrei un'altra porta che mi riportasse a una casa, a un tempo, ma soprattutto ad una persona. E' maggio, un mese fantastico e mi manca. Mi manca quel suo profumo, la melodia di una voce che riesco a ricordare solo in sogno. Mi mancano quei racconti, le espressioni e i giochi. Mi manca quel tempo e non c'è nessuna porta, nessuna cosa scritta che mi riporti a quei giorni. Ci sono solo dei ricordi, ma sono nella mia testa e a volte ho paura di dimenticare.
Così chiudo gli occhi e subito mi sembra di sentire quel profumo e mi viene voglia di parlarti, così... come se il tempo non fosse passato, come se tu ci fossi ancora qua e anche se non posso nemmeno darti un bacio forse sei davvero con me.

ciao m.
:*


04 maggio 2008

mutazioni..

"Possiamo passare la vita a farci dire dal mondo cosa siamo. Sani di mente o pazzi. Stinchi di santo o sessodipendenti. Eroi o vittime. A lasciare che la storia ci spieghi se siamo buoni o cattivi. A lasciare che sia il passato a decidere il nostro futuro. Oppure possiamo scegliere da noi. E forse inventare qualcosa di meglio è proprio il nostro compito."




Cambiare non è la parola esatta ma è la prima che mi viene in mente, direbbe Victor Mancini.
Cambiamenti. E' da un bel po' che medito di cambiare l'immagine al mio blog. Oggi l'ho fatto, anche se come al solito la foto (ma quando imparerò a fare foto umane??) non rende giustizia. Ho anche ingaggiato una santa persona che modificherà il tutto e mi salverà dalle mie pessime figure. (grazie cri). Il quadretto qua proposto è un paesaggio olio su legno creato dal mio splendido maritozzo, non appena l'ho visto me ne sono innamorata e in pochissimo tempo gliel'ho rubato. Adesso giace nel suo immaginifico splendore su una mensola nella mia camera e l'effetto visivo vi garantisco che è miliardi di volte meglio che quello in foto.
Per completare l'opera ho anche aggiunto per provare un simpatico sondaggino su Jiji, mi raccomando partecipate, partecipate, partecipate.. anche perchè in palio c'è un fantastico premio che ora non vi svelerò poichè ho mal di testa e voglio ronfare :P
Addio per sempre ;)

29 aprile 2008

P.S.

Sono in una sala d'attesa.
E' notte ormai e io aspetto.
C'è silenzio.
A volte la porta rossa alla mia destra si apre. Escono persone vestite di verde o blu. Sembrano tranquille, fanno il loro lavoro. Io aspetto. Le sedie sono consumate. Consumate dal tempo d'attesa. quella alla mia sinistra ha uno squarcio. Potrebbe sembrare un sorriso ma a me sembra più una bocca disperata. Una bocca che urla, anzi che vorrebbe urlare, ma non esce la voce. Da qua, fuori è tutto tranquillo. non c'è rumore. Nella sala di attesa è tutto ovattato. Il tempo non scorre come nella realtà, ci sono tempi diversi. I minuti sono scanditi dai rumori provenienti dalla porta rossa. Cerco di carpire voci conosciute e di riconoscere passi, ma non appena mi volto scopro facce vuote che non mi dicono niente.
Le parole nella sala di attesa hanno significati diversi. Vedo sguardi smarriti, vorrei risposte precise ma in queste sale di attesa penso che non esiste questa esattezza. E' un mondo che non conosco e che mi fa paura. Accanto a me c'è mio fratello. Parliamo del più e del meno, ma ora a distanza di poche ore non ricordo nessuna frase. So soltanto che nella sala di attesa non si può parlare di cose impegnative. Si parla di caffè, di bagni e di lavoro pesante. Si parla di cosa vorrei o non vorrei fare. Si parla, ma le mura bianche mi tolgono la voce e io faccio fatica ad ascoltarmi. Davanti a me c'è un cartello scritto a mano, con cura, in blu. E' un bel blu e scommetto quello che vuoi che l'ha scritto una ragazza. Una ragazza della mia età, magari, che in un lunedì notte di aprile, quando la situazione è tranquilla, si siede e scrive. Mi semba di vederla prendere un foglio bianco e scriverci due parole con un pennarello e colorarle piano. Poi tagliare lo scotch a pezzetti piccoli e precisi. Minuti che passano in questo tempo infinito. Un tempo che non conta, che è scandito da porte rosse in attesa di essere aperte.
Sotto il cartello ci sono delle pedate. Immagino la gente che aspetta, come me, e che appoggia le scarpe al muro. io non lo farei. Non voglio lasciare impronte qua. Non voglio questo posto. Non voglio sopratutto che questo luogo mi riconosca.
In questo mondo il tempo ti rapisce. Non esistono ore di attesa, esiste solo l'attesa. L'attesa di vederti e non importa quanto dovrò aspettare, il tempo scorre e non esiste altro. E' un altro mondo, fatto di silenzi, frasi futili e speranze.
E' la sala di attesa del pronto soccorso.

Quando la porta rossa si apre e TE sei lì in piedi, tutto cambia. Varcare la grande porta di ingresso è un ritorno alla realtà. Il tempo ora è scandito da minuti, da aria respirabile, da suoni diversi. E' notte, ma non so se fa freddo, sto bene accanto a te e la porta rossa è solo un brutto ricordo.

19 aprile 2008

Erewhon

Immagine di Londra

"Non si dà azione che non si fondi su un equilibrio di considerazioni"


Entro dicembre farò un viaggio.
Londra. Io e... chi vuole venire con me :)
Senza pensarci. Lasciandosi andare. Partire. Ero davanti alle guide turistiche (scontate anche :P) e mi sono detta che volevo fare un viaggio.
Londra.
Voglio tornare a Londra. Per sognare e vivere.
E' un po' che non scrivo. Mi perdo in libri e università. Imbarattolo odori e registro sensazioni. Mi arrabbio, anche. Vivo. In fondo sto bene e sono felice.
Sorrido e penso ad un viaggio che mi spaventa e che non vedo l'ora di fare.
Mi perdo in pensieri più o meno reali, immagini e ricordi che mi colpiscono, ma che non fanno paura. Sogno e rido come una fessa. :) FANTASTICO.


19 marzo 2008

Alchimia

"Ricetta:
Un antico castello di cui una buona metà cade a pezzi,
Un lungo corridoio, con numerose porte, di cui parecchie devono essere segrete,
Tre cadaveri ancora belli e sanguinanti,
Tre scheletri impacchettati con cura,
Una vecchia, impiccata e con parecchie pugnalate alla gola,
Ladri e banditi a volontà,
Una dose sufficiente di sospiri, gemiti soffocati o orribili strepiti.
Tutti questi ingredienti, ben mescolati e suddivisi in tre porzioni o volumi, danno un'eccellente mistura che tutti quelli che non hanno il sangue nero possono prendere facendo il bagno, prima di andare a letto.
Ne avranno i più sensibili benefici. Probatum est."

Anonimo - Formula per scrivere un romanzo gotico del 1797 -

Ciò che mi spaventa è l'occulto. L'invisibile agli occhi.
Ho preso la strana abitudine di uscire nella notte. In silenzio, un passo dietro l'altro, nell'oscurità profonda. Le strade mi sono amiche con le mura spesse, le luci spente. Mi sento seguita, a volte. Ho preso un grande cappotto, nero. Cerco sempre di cambiare giro, ma mi accorgo che faccio sempre le solite strade. Ho deciso che fosse saggio appuntarmele in un taccuino. Rosso. Mi piace l'effetto del rosso che scivola dal cappotto. Rosso nel nero. Via Roma, Corso Italia.. la scrittura è veloce, i nomi delle strade abbozzati. Cammino mentre scrivo. A volte mi fermo di scatto e mi guardo indietro. Mi sembra di vedere un piccolo uomo che mi segue. I suoi occhi verdi mi abbagliano e mi devo coprire. Negli ultimi giorni mi accadono coincidenze sempre più strane. Mi trovo davanti piccoli testi di alchimia che pensavo di non possedere. Ho aperto una pagina a caso e ho letto dell'Homunculus. Ho chiuso subito e sono scappata. Non ricordo più dove ho messo il libro, ero certa di averlo lasciato sul tavolo,ma quando sono tornata era scomparso.
Ieri notte mi è caduto il taccuino rosso. L'asfalto era bagnato e ora ha delle macchie orribili sulla copertina. Quando l'ho aperto mi sono sentita svenire. Ho visto che i nomi delle strade erano cambiati, ma la scrittura è la mia, veloce e abbozzata. Non conoscevo quelle strade e non so perchè ma penso di aver buttato il taccuino.
Volevo tornare a casa, ma non riconoscevo le strade, ho continuato per una via enorme con tanti portoni di legno finchè in un angolo non ho visto quella strana figura che mi sembra essere un incrocio fra uno gnomo e un pesce. L'ho seguito nella notte, cercando di non distrarre gli occhi dal verde accecante che emanava quella piccola e svelta figura. Mentre mi affannavo a seguirlo ho visto una porta che si apriva e per un attimo ho sbirciato dentro. Ora mi maledico di averlo fatto!! Illuminati da una sola candela ho visto delle persone deformate discutere intorno ad un tavolo. E' stato solo qualche secondo ma sono certa che non fossero persone normali. Oltre ad avere degli strani cappelli ciò che mi ha fatto rabbrividire è che.. la candela illuminava solo la stanza anche se era posizionata in mezzo al tavolo, mentre loro erano in ombra, neri, senza riflettere la luce. Delle ombre nere. Sono certa che uno di loro mi abbia vista, sentivo dietro di me dei passi rapidi svelti, un grande freddo che mi braccava le spalle. Ho corso, perdendo di vista l'homuncolus (ma esisteva davvero?) che stavo seguendo, finchè non mi è sembrato di scorgere un angolo poco illuminato. Mi sono nascosta, contando i battiti del mio cuore e frugandomi in tasca per cercare il taccuino, non ricordando di averlo buttato e ho trovato solo un foglio. Questo. Ho pensato di scrivere qua gli ultimi avvenimenti di questi giorni, sperando che qualcuno possa trovarlo e salvarmi. Lo spazio sta finendo, dall'altro lato del foglio posso scorgere soltanto una strana ricetta.. sembra molto consumata dal tempo ma riesco ancora a decifrarne un pezzo che dice così: "Formula per scrivere un romanzo gotico del 1797".


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Grazie al maritozzo per l'ispirazione :*


Grazie a Cipì per l'illustrazione fantastica dell'homuncolus che potete vedere qua sopra (e spulciate bene il suo blog che è veramente bellissimo) =)

04 marzo 2008

passato

"E scivola nel pomeriggio d'oro
piano la barca col pigro equipaggio;
un remo qua, uno là, senza perizia
manovran le braccine, nel miraggio
di dare un qualche senso razionale
al nostro zigzagar di vasto raggio"

-Lewis Carroll, Alice nel paese delle meraviglie-


Così prendo i remi della mia barca.
A volte però mi perdo, in pensieri strani, in universi nuovi.
Mi perdo con i miei sogni che ogni tanto faccio anneggare, li butto a mare, per punizione, per tradimento.
A volte accanto a me c'è uno scrigno che sembra una bara tanto è il peso oscuro che è vi dentro. La sento che nelle notti in tempesta vuole farmi affondare, sparire per sempre. Il cielo diventa nero, nemico, mi schiaccia. Allora arriva la burrasca, e anche se provo a essere preparata talvolta è talmente forte che rischio di perdermi, in tutto quel mare, infinito. Io ho paura del mare. Del mare nero dove non vedi niente. Eppure ti parla, ma parla di morte. Parla di passato. Di cose che non ho capito o capito troppo tardi, di ferite nel cuore che sanguinano ancora.
A volte vorrei nascondermi in qualche anfratto, ma ho scoperto che la mia è solo una barchetta, una barca di carta abbandonata su un piccolo stagno che va senza meta, tirata dal vento.
Quando il cielo è arrabbiato ho paura poichè non so nuotare, ma ogni volta che sto per cadere, lo vedo, il mio fidato equipaggio apparire, pronto a tendermi la mano e a salvarmi dalle fauci dei pescicani.
Grazie fidata ciurma, per voi una risata di cuore e una sana bottiglia di rum.

21 febbraio 2008

ZAN ZAN!


caro diario, visto che diario dà l'idea di un nome sfigato ti chiamerò Ernesto, che almeno è un nome figo ;)
Insomma.. oggi ho scoperto che una persona può vantarsi di sapere l'italiano se sa scrivere (senza guardare il dizionario) benché con l'accento acuto e che si dice (e scrive) edìle piuttosto che èdile. Poi, caro Ernesto se non sai coniugare i verbi è uguale. Il barbiere, mitico personaggio snaiesco, forse sarebbe stato promosso, anche se la sua frase tipica è questa: "alora... se pareggi... cioè, se l'intere pareggi, io alora... avrebbi vinto!". E' ovvio che dopo 10 secondi ha fatto gol l'inter e lui ha perso tutto i soldi.
Caro Ernestuzzo, oggi ho capito anche che il Comune ci spia. Lui decide la nostra vita e le sue decisioni sono insidacabili. Il Comune ha deciso di spendere i suoi soldi per fare un corso di scrittura con dei professionisti del settore. Il corso è gratuito ed è una figata. Solo che è di martedì, e il martedì è un giorno sfortunato per la castagna. Allora visto che erano solo 4 anime, la castagna ha pensato bene di chiedere di spostare il giorno o l'ora per partecipare. La risposta è stata che il Comune ha chiesto di farlo il martedì e tutti dobbiamo inchinarci e ringraziare, anche se i partecipanti sono solo 4 e il lavoro finale lo farà lo scrittore professionista. Allora il signor comune è un grande fesso: sborsa i soldi per fare un corso, dove alla fine l'elaborato finale lo farà quello che dovrebbe insegnare a scrivere. Geniale vero? sborsa i soldi e nemmeno dovrà insegnare, scriverà lui e tanti saluti.
Aveva ragione l'ubriaco quando diceva: "è fatto un mondo che non si sta più ritti". [cit] :D

Ah dimenticavo il titolo... lo zan zan è un omaggio alla Cristina ed è una sua invenzione(lei non è un'amica immaginaria come Ernesto, esiste davvero) e va utilizzato quando non superi un esame. Lo "zan zan" consiste nell'uscire dall'aula dopo il fattaccio (la bocciatura) e urlare al mondo ZAAAAAN ZAAAAAN con tanto di mossa di mano. Oggi l'esame l'ho superato, l'ho superato quasi litigando sull'utilità della frase scissa e su cosa significa la parola "arcaico"... da 27 che avevo allo scritto, ho preso 21. I verbi non me li ha chiesti, ma non importa;in fondo, si sa.. saper parlare in italiano non serve a nulla, basta sapere che "suor" è un'eccezione fondamentale dell'apocope =)

03 febbraio 2008

si potrebbe tutti andare allo zoo comunale...


"La vita, non parlatemi della vita..."

La gente non smette mai di stupirmi.
Stasera (oibò) ho passato una serata al pronto soccorso. Ho scoperto quindi che esiste un lavoro peggiore dello snai: ovvero stare all'accettazione di un pronto soccorso!

A parte genitori folli che vogliono ricoverare i figli che hanno influenza (che intanto spargono microbi alle persone in attesa) la scena più "esilarante" è stata quella della signora schizzata sicula! Alle 22 voleva per forza ricoverare la figlia che non si sapeva se fosse incinta o meno, non si sapeva che cosa avesse, ma urlava sulla grande competenza (se lo trova lo picchia) del medico che l'aveva visitata la mattina e che non gli andava bene perchè era stata dimessa. Dopo minuti di urli scimmieschi il pover uomo dell'accettazione ha scoperto che la cartella medica nel computer non conteneva i risultati delle analisi della mattina nè il foglio di dimissione che era magicamente scomparso. Nel frattempo la signora insisteva per andare in reparto (a fare che non si sa) mescolando minacce a urli insensati. Mentre accadeva questo, una folla di persone (famiglia composta da 5 pargoli + 8 genitori o simili) si è catafiondata verso l'uscita ridendo come se fossero usciti dalla prima di un film comico.
Le facce di quelli che erano in attesa erano queste O.O
Il tutto si è concluso con la signora che è riuscita a farsi ricoverare e che vagava per l'ospedale urlando i suoi diritti, l'uomo dell'accettazione che si è sfogato con i genitori dei bambini influenzati (che hanno appestato tutti), la famigliola soddisfatta della decisione di passare un sabato sera alternativo e io che con solo due ore di attesa ero riuscita a far visitare il maritozzo da un medico a caso :D
figo no? :|

28 gennaio 2008

Universi diversi

"Il cielo era tenuto insieme da puntine da disegno e carta gommata. Si era rotto ed era stato aggiustato; si ruppe di nuovo e fu riaggiustato. Si sgretolava e cedeva, marciva e ondeggiava nel vento finchè, come nelle favole, un pezzo di cielo non cadde sulla terra."
P. K. Dick "Gather Yourself Together"




Illustrazione di Daniele Alfani.. mentre il treno ci sballottolava verso casa. =)

Niente va come si vorrebbe. E' così, dobbiamo arrenderci alla nostra piccolezza dell'essere piccoli. La colpa si sa è tutta di copernico e le sue teorie. Era meglio non sapere di essere piccoli, di essere inutili.
Le cose si rompono nel mio mondo, le aggiusto a volte, ma non sono molto brava, spesso sono così fragili che si rompono ancora. E' un mondo imperfetto, lo so, lo accetto e lo guardo svanire, marcire e di nuovo ricostruirsi.
Il mondo è soggettivo allora. Ci sono tanti mondi, tanti universi e tante realtà parallele.
Oggi ho scoperto che Terry Pratchett, uno dei miei scrittori preferiti ha scoperto di essere affetto da una forma rara del morbo di Alzheimer. Allora è inevitabile pensare alla fine, a ciò che si lascia, alla nostra piccolezza e fragilità. Lui ci lascerà il suo sogno, un sogno scritto, un universo nuovo, e io minuscolo sputo nell'universo non posso fare niente se non considerarmi fortunata di aver conosciuto il suo mondo.
Questa è la realtà. La realtà oggettiva. E io non posso nemmeno provare ad aggiustarla.

20 gennaio 2008

C'èèè neeeesssuuuuunooo???

"All'ippodromo è pieno di pazzi. certi arrivano appena aprono i cancelli. poi si sdraiano sulle tribune, o su qualche panchina, e dormono per tutta la durata delle gare. mai che guardino una corsa. poi si alzano e tornano a casa. certi altri si aggirano qua e là, vagamente consapevoli che lì si fanno le corse di cavalli. vanno a prendere un caffè, e si guardano intorno come tramortiti, disseccati, senza vita. [..] e alla fine di ogni giornata ne vedi qualcuno con la testa bassa, fra le gambe. certi piangono. dove vanno i perdenti? chi lo vuole, un perdente?"
C.Bukowski.


Dopo aver lavorato per qualche mese in un agenzia di scommesse ippiche pensi di averle viste tutte. La mattina, non appena si aprono le porte vedi entrare persone già totalmente ubriache, chi non ha nemmeno i soldi per mangiare, chi ha una speranza, chi è già disperato. A volte vedi persone trasformate da un giorno all'altro. Negli occhi vedi ormai solo il demone, il demone del gioco. Li riconosci subito, non hanno alcun interesse per l'esterno ma hanno occhi fissi solo su monitor e locandine. Hanno in testa la convinzione di aver trovato il metodo per vincere e man mano che il tempo passa e si trovano con sempre meno soldi in tasca diventano irascibili e nervosi. E' come se il demone li consumasse dall'interno, giorno per giorno, fino a farli diventare dei mostri senz'anima.
Poi te ne vai e cerchi di non pensare più a quelle persone, cerchi di cancellare tutto e cambiare.
Da pochi mesi lavoro in un posto fantastico.
Se prima, quando andavo a lavoro mi sembrava di entrare nell'anticamera dell'inferno, quando entro in libreria mi sembra ogni volta di varcare una porta meravigliosa dove ogni libro ha il grande potere di trascinarti in un mondo per te nuovo e sconosciuto. E' come lasciarsi andare in un viaggio non sapendo dove ti porterà ne che cosa ti lascerà. E' una questione di fiducia, anche. E' come aprire una porta dove non sai cosa ci sarà dietro.
E le persone poi, sono uno spasso.
La signora cieca e sorda è la mia preferita. E' una donna fantastica, lei. Ovviamente il tono che usa sovrasta i decibel consentiti per legge, compra qualsiasi cosa le si propina, ma se, appena tornata a casa non le piace, non si fa alcun problema a cambiarlo. E' convinta che i punti accumulati non siano i soldi spesi, ma qualche altro arcano meccanismo. Io la adoro. Se non vede persone alla cassa, la si può sentire urlare "c'èèèè neeeeessuuuuuunooooo?" e dalle vibrazioni prodotte, i libri si suicidano buttandosi giù dalle mensole.
C'è anche il signor XXX, che telefona 3 o 4 volte al giorno e che passa a volte solo per prendere 3 buste grandi con il logo della libreria. Per mesi mi sono chiesta cosa ci facesse con queste bustarelle, poi ho scoperto che le usa per metterci la spazzatura. (sarà perchè le buste sono nere?)
Poi c'è l'uomo degli orsi. Lui è totalmente pazzo, credo. Si presenta un giorno chiedendomi un libro in francese. Sugli orsi. La mole è enorme, è agitato e suda. Mentre cerco su google il libro fantasma inizia ad aprirsi la giacca e l'effluvio malefico che esce dalle sue ascelle per poco non mi stende. Quando gli do la notizia che il libro non è più in commercio, si allontana parlando da solo. Non appena si mette a sedere continua la discussione con il suo ginocchio. A quel punto mi spavento e sono tentata di nascondermi sotto la cassa.

aaaah la vita.. non è meravigliosa? :D
E' bello essere castagne.

09 gennaio 2008

sprofondando


Immagine: Tobia Ravà Anticamera ghematrica, 2002. Emulsione e tempera acrilica su tela e tavola cm 91,5X66,5 collezione privata Washington USA

"Victor, malasorte, il domani è alle porte".
Fred Vargas, L'uomo dei cerchi azzurri.


Penso troppo. Penso troppo o l'investigatore mette qualcosa di strano nel thè.
La notte non dormo, le penso tutte, leggo pagine su pagine, mi giro, do testate sul muro, mi concentro sulla tranquillità, penso al vuoto, ma niente e non mi dite delle pecore che saltano ostacoli o delle scimmie che mangiano le banane che mi fanno solo innervosire. La verità è che Viola mi perseguita: lei è il suo racconto che vuole farmi scrivere. La vedo camminare in una stanza bianca e poco illuminata, con quei finestroni enormi sempre chiusi e il soffito dove solo lei può perdersi. Il risultato è che sono uno zombie, una castagna morta vivente insomma, che vaga per le strade con la vista appannata e qualcosa di strano in mente, la cosa divertente è che non ho sonno, nemmeno il pomeriggio, resto con la testa piena di idee, tra vita e la non vita.

Oggi ho deciso di dormire.
Ho mandato al diavolo tutti gli esami che devo dare e mi sono presa un libro e fatta un buon thè. Ho pensato che sarei crollata. Mi sbagliavo, però dopo un centinaio di pagine mi sono mummificata in una mega coperta e spento la luce.
Poi è successo il fattaccio.

Già, era successo qualcosa. L'uomo dei cerchi azzurri era apparso da me? Viola c'entrava? In libreria c'era agitazione, si cercava un uomo, aveva fatto qualcosa di grave. Tutto era concentrato su quest'uomo. Aveva comprato un libro, il club vesuvio (esiste, costola gialla), lui era legato all'assassinio, ne eravamo tutti certi. Mentre pensiamo a chi può essere il colpevole, alle mie spalle appare un uomo vestito di giallo, faccia coperta con una fascia nera, ha un coltello in mano e io indietreggio, mi sento come sprofondare come se qualcuno da dietro mi afferrasse e tirasse giù verso l'oblio. Il mio corpo trema e non riesco a fermarlo, sento un rumore come di un trapano. Poi mi sveglio. Ero certa che fosse un sogno, ma la sensazione di sprofondamento era reale come se cadessi dal letto di testa, all'indietro, come se qualcosa mi trascinasse giù. Il trapano è un frullatore, e sotto il letto non c'è nessuno, credo, non ho avuto certo il coraggio di guardare.

03 gennaio 2008

Palta

"Prima legge della Palta:
La palta scaccia la nonpalta.
L'intero universo è diretto verso un stato finale di paltizzazione totale e assoluta."
da "Ma gli androidi sognano pecore elettriche?" di P.K. Dick

Il mal di testa lo stava uccidendo. Era in ritardo, drammaticamente in ritardo. Ciondolò fino all'armadietto dei medicinali e lì scorse la sua più acerrima nemica: la palta. Una pila di cose inutili infatti troneggiava davanti all'armadietto e rendeva impossibile qualunque azione di avvicinamento.
Rinunciò alle pasticche arancioni, le uniche che potevano salvarlo dal tormento del mal di testa, si vestì rapidamente e salì in macchina. Era davvero tardissimo. Dopo pochi metri fu costretto a fermarsi. Un traffico incredibile, macchine, camion tutti che suonavano il clacson all'impazzata, non c'era più modo di tirarsi indietro ormai era dentro l'ingorgo infernale.
-Ma come è possibile!- urlò -oggi è il primo dell'anno e cosa ci fanno tutte queste persone in viaggio?-
Un uomo che sembrava non dormisse da giorni si voltò verso di lui e combattendo con il rumore assordante dei clacson urlò: E' Batman! è venuto a salvarci!
A poco a poco la voce si sparse, i clacson cessarono e l'uomo si fece avanti:
"Batman, solo tu puoi salvarci, oggi è il primo dell'anno e tutte le cose inutili del 2007 hanno sommerso le nostre case, tutta la palta accumulata e che dovevamo buttare si è ribellata, è cresciuta, mentre noi stappavamo spumanti e ballavamo contenti. Stamani quando ci siamo svegliati siamo stati costretti ad abbandonare le nostre case."

La testa di Batman stava esplodendo, anche la sua casa stava sommergendosi di palta inutile, così come quella degli abitanti di Gotham City? Cosa fare per fermare la conquista inarrestabile della palta? Il dolore non gli permetteva di concentrarsi, non aveva nessuna idea dello sviluppo della palta, che fosse opera del Joker?
-Devo trovare il Joker- pensò batman- e soprattutto devo mandare a casa tutta questa gente.
Ordinò quindi di tornare a tutti nelle proprie case così per tenere sotto controllo la situazione, Batman avrebbe risolto la situazione come sempre e sarebbe stato anche quest'anno l'eroe di Gotham City. Quando finalmente tutti ritornarono verso le rispettive case, batman aprì la portiera dell'auto. clak clak.
Chiusa. Provò ancora, con più forza, ma niente. Non si apriva. Si decise quindi a sfondare il finestrino.
Schegge di vetro saltarono in tutte le direzioni aprendo la strada a un esercito: un esercito di palta pronta per conquistare la città. Era la fine.


L'urlo si sentì in tutto il palazzo. Era il primo dell'anno e molte persone dormivano ancora. Batman aveva un fortissimo mal di testa, ma la sua casa era quella del giorno prima. Il 2008 non aveva invaso di palta nessuna casa e lui non aveva ricevuto nessuna chiamata di soccorso. Dopo tutto lui, non temeva nessuno, forse.


Questo breve e stupido raccontino era il mio augurio di BUON ANNO A TUTTI ;) spero che il mio migliorerà visto che sono riuscita a prendermi una maledettissima influenza rognosa :| per il resto spero che la palta non vi sommerga fino alle orecchie :P